Proteste senza regole l’incubo dei black bloc
Il nome “Black Bloc”, o “Schwarzer Block” in tedesco, deriva dall’unione delle parole inglesi bloc (massa compatta di persone) e black (cioè il colore nero, in questo caso vestite di nero). La definizione nasce all’inizio degli anni Ottanta in Germania. Venne infatti utilizzato per la prima volta dalla polizia tedesca per identificare gli Autonomen (simili agli Autonomi italiani) i quali, durante le manifestazioni e i cortei anti-nucleare e pro “Rote Armee Fraktion”, erano soliti indossare abiti e maschere nere. Questo per far apparire i manifestanti una massa compatta e ben identificabile, sia per apparire numericamente superiori sia per attirare la solidarietà e l’aiuto di altri gruppi. Le maschere e i caschi hanno la funzione di proteggere i componenti del gruppo e allo stesso tempo impedire l’identificazione degli stessi da parte delle forze dell’ordine.
Il nome venne poi ripreso negli Usa durante le manifestazioni contro il Pentagono (1988), durante le proteste contro la prima guerra del Golfo (1991), a Seattle (30 novembre-4 dicembre 1999) durante le manifestazioni contro la Conferenza del WTO, diventando “Black Bloc”. In Italia impariamo a conoscerli a Genova (20 luglio 2001) durante il vertice del G8. I gruppi di Black Bloc raccolgono principalmente anarchici e movimenti a essi legati (anti-capitalisti e no-global) provenienti da tutto il mondo che si organizzano insieme per una particolare azione di protesta, sempre violenta. I membri vestono prevalentemente di nero e indossano occhiali da sole, maschere da sci, caschi che servono per nascondere e proteggere il viso. Questo vestiario è utilizzato per rendere difficoltosa l’identificazione dei partecipanti. Hanno almeno un gruppo iniziale che si organizza e si coordina per iniziare l’azione. Poi altri si uniscono per protestare in maniera più violenta. —
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