Protesta di 250 venetisti contro il “plebiscito truffa”
Messaggi da cellulare a cellulare, e-mail da computer a computer. Così è nata la manifestazione di ieri. «Nessuno specificamente l’ha organizzata, è tutto spontaneo» ripetevano ieri in Riva degli Schiavoni, dove i venetisti della prima ora si sono trovati per ribadire che il plebiscito del 21 e 22 ottobre 1866, 150 anni fa, sarebbe stato una vera e propria truffa.
Bandiere con leone di San Marco e come slogan «Indipendenza». Sono arrivati da Bovolone, da Pieve di Soligo, da Resana, da Padova, una decina anche da Brescia e Bergamo e tanti anche da Venezia: in tutto 200-250. Il punto di ritrovo è stato il monumento al re Vittorio Emanuele II, quello dell’annessione e ai piedi del quale c’è la targa con i risultati del plebiscito dei veneti: 641 mila 758 sì e solamente 69 no.
«Ma come è possibile, basta pensare che erano centinaia di soldati veneti a Custoza che combattevano con gli austriaci come del resto i marinai nella battaglia navale di Lissa. E vogliono farci credere che quelli e le loro famiglie hanno votato per i piemontesi? È stata davvero una truffa» sostiene un trevigiano.
In realtà, il punto di ritrovo in Riva degli Schiavoni è stato un ripiego, inizialmente la manifestazione doveva tenersi in Piazza San Marco, come accade da anni ormai nel pomeriggio del 25 aprile, festa di San Marco. Ma ieri mattina, poche ore prima dell’incontro, ad alcuni di coloro che la Digos veneziana aveva individuato come organizzatori è arrivata una diffida scritta: «A seguito dell’iniziativa pubblicizzata sui social netwok e denominata “Venexit ritrovo spontaneo” in programma in Piazza San Marco si rappresenta che simili manifestazioni, anche se dichiarate spontanee, sono vietate nell’area marciana» si legge. Un documento arrivato al veneziano Franco Tonello, all’ex preside Gianpaolo Borsetto, a Lucio Chiavegato, il leader dei Forconi e a qualche altro. Così, non solo hanno deciso di ritrovarsi qualche centinaio di metri più in là, ma lo stesso Chiavegato ha spiegato a tutti, salendo sui gradini del monumento al re a cavallo, che era meglio non spostarsi in Piazza San Marco in gruppo, semmai andarci pochi per volta, in modo da evitare un’ulteriore denuncia.
Tra i presenti anche Ettore Beggiato, l’ex consigliere regionale autore di un libro pubblicato da poco dal titolo esplicito: «1866. La grande truffa».
Poi Giovanni Giusto, consigliere comunale a Venezia: «Il plebiscito è stato una vera truffa, l’annessione al Piemonte del Veneto è stata un’imposizione», sostiene il leghista, «siamo stati invasi prima dai francesi, poi dagli austriaci e infine dagli italiani». Qualcuno ha portato una bandiera tricolore, la butta a terra e la calpesta, ma intervengono altri e gli spiegano che non si fa.
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