Protesta dei migranti al residence sotto accusa la qualità del cibo
ERACLEA. Razioni troppo piccole, esplode una nuova protesta dei migranti al “Mimose”. Estate finita, ma a Eraclea mare ci sono sempre i migranti. E ieri mattina è stato necessario ancora una volta chiamare in via Olivi i carabinieri per calmarli dopo che hanno iniziato una vibrata protesta, l’ennesima, davanti al residence Mimose in cui ancora si trovano in circa 130, in attesa di conoscere il loro destino, se verranno riconosciuti come profughi. Le ragioni della protesta sono sempre le stesse: la snervante attesa dei permessi che sono stati loro promessi da mesi, poi la qualità e la quantità del cibo servito. Si sono unite nella protesta varie etnie e inizialmente la situazione è sfuggita di mano agli addetti della cooperativa Solaris, ma all’arrivo dei militari tutti si sono tranquillizzati e hanno spiegato le motivazioni che li avevano spinti a gridare e lamentarsi.
L’ultimo fine settimana ancora soleggiato ha risvegliato anche il risentimento dei proprietari di immobili nel residence messo a disposizione da un costruttore veronese per dare ospitalità ai migranti in una sessantina di appartamenti. Dopo un’estate di tensioni, adesso temono per la sorte dei loro appartamenti, che sono vicini o adiacenti a quelli che ospitano i migranti sicuramente fino a fine anno, se non di più. I proprietari, non più di una trentina, provengono un po’ da tutto il Triveneto. Hanno evidenziato come i migranti siano ben vestiti, con abiti anche di marca, girino in sella a biciclette. E li hanno sorpresi anche a cucinare all’interno degli appartamenti, nonostante sia vietato loro espressamente dalle regole della cooperativa per motivi di sicurezza.
Ma la segnalazione più curiosa riguarda uno strano via vai, di persone che arrivano dalla Laguna del Mort. Tempo fa una coppia di sessantenni era stata fermata dalle forze di polizia con un migrante che avevano invitato a mangiare una pizza, come hanno spiegato. Da allora sono circolate le voci e i proprietari degli appartamenti si sono spinti anche un po’ oltre. «Abbiamo notato italiani», spiegano, «parlottare con i migranti, abbiamo visto questi ultimi dalle parti della laguna del Mort notoriamente frequentata da naturisti, ma soprattutto da scambisti e omosessuali in cerca di incontri. La situazione è difficile, non obbediscono più a nessuno che non sia delle forze di polizia. Organizzano proteste, cucinano in casa con piccoli fornelli, si portano le biciclette negli appartamenti. Non abbiamo neppure il coraggio di tornare nei fine settimana perché di fatto comandano loro».
Giovanni Cagnassi
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