Protesi difettose Cinquanta casi a Jesolo e San Donà

Pier Andrea Cicogna ha affrontato il caso al Ministero «Le donne coinvolte si rivolgano a uno specialista serio»
TREVISO 05/03/2004 DR. PIER ANDREA CICOGNA VIA MONTERUNICI,84/4 DR. PIER ANDREA CICOGNA SPECIALISTA IN CHIRURGIA PLASTICA
TREVISO 05/03/2004 DR. PIER ANDREA CICOGNA VIA MONTERUNICI,84/4 DR. PIER ANDREA CICOGNA SPECIALISTA IN CHIRURGIA PLASTICA

di Giovanni Cagnassi

SAN DONA’

Protesi al silicone difettose: tra San Donà, Jesolo e Treviso sono già una cinquantina i casi sottoposti al noto chirurgo plastico sandonatese, il dottor Pier Andrea Cicogna. La questione sarà affrontata dal medico sabato prossimo: Cicogna sarà ospite di Silvia Toffanin a “Verissimo”, in onda su Canale 5 dalle 15.30.

Cicogna effettua interventi nel suo studio di Treviso a pazienti che arrivano un po' da tutta Italia. E soltanto dal Sandonetese e Jesolano, oltre che da Treviso, i casi di protesi difettose sarebbero una cinquantina. Donne che si sono rivolte allo specialista di chirurgia plastica per capire quali rischi correvano.

Lo specialista ha cercato di tranquillizzare ragazze giovani, piuttosto che signore mature, costrette a convivere con il loro seno al silicone che è diventato un incubo da quando la notizia delle protesi difettose prodotte dalla francese “Pip” è stata diffusa il 23 dicembre scorso.

Circostanza vuole che Cicogna fosse anche l'unico chirurgo veneto seduto al tavolo tecnico del sottosegretario alla salute, Francesca Martini, per redigere un registro sulle protesi mammarie. Quelle difettose prodotte dalla francese "Pip" sono 400 mila nel mondo, 30 mila in Francia, 4300 in Italia, tra cui, si mormora, anche quelle di un ex ministro, e una cinquantina tra il Veneto orientale e il trevigiano.

Intanto non è assolutamente provato che possano causare il tumore- tranquillizza il chirurgo di San Donà- Certo sono protesi scadenti, a basso costo, non indicate per uso medico e sono a rischio di rottura, almeno sette volte più delle altre. La prima cosa da fare è rivolgersi a un chirurgo serio e competente, sottoporsi a un'ecografia o meglio ancora una risonanza magnetica per accertare se vi sia una rottura. La cosa migliore sarebbe che il medico che ha effettuato l'intervento al seno confermasse o meno di aver utilizzato quelle protesi a basso costo, ammesso che lo faccia».

«Ad ogni modo, una volta accertata la rottura- prosegue- bisogna effettuare nuovamente l'operazione, con protesi che sono realizzate con silicone coesivo, e non liquido. L'operazione sarà più costosa, pagata dallo Stato nel caso di donne che hanno subito una mastectomia, ma non coperte dal servizio sanitario nazionale nel caso di interventi puramente estetici. Diciamo che da 5 mila si passa a 8-10 mila euro per il nuovo intervento chirurgico».

«Una cosa è certa- conclude- Chi le ha prodotte ha commesso qualcosa di gravissimo, ma erano certificate con il marchio Ce e quindi cosa dobbiamo dire di chi le ha certificate?». Insomma, nessuno scrupolo pur di guadagnare.

Sabato prossimo il medico affronterà la questione direttamente di fronte alle telecamere di Canale 5 a Verissimo e non è escluso che sveli nuovi retroscena e particolari di uno scandalo internazionale che tocca purtroppo anche il nostro territorio.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:protesiallarme

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia