«Pronti ad accogliere i profughi ma forze e risorse sono limitate»

Il Patriarca dopo la cerimonia di Ognissanti in cimitero a Mestre ha parlato dell’emergenza migranti Moraglia annuncia aiuti alle carceri con le offerte raccolte in Diocesi durante l’anno giubilare
Di Marta Artico
Foto Agenzia Candussi/ Morsego/ Mestre, cimitero/ Persone visitano i loro cari defunti nella giornata di tutti i santi
Foto Agenzia Candussi/ Morsego/ Mestre, cimitero/ Persone visitano i loro cari defunti nella giornata di tutti i santi

«Da parte dei sacerdoti c'è disponibilità ad accogliere i profughi, ma ad un certo punto il territorio deve fare i conti con le risorse limitate». Il Patriarca Francesco Moraglia, ieri pomeriggio a margine della celebrazione di Ognissanti che si è svolta come ogni anno nel cimitero di Mestre, ha toccato anche un tema di attualità, quello dei migranti, analizzando la situazione veneziana dell'accoglienza. «Da parte dei sacerdoti c'è disponibilità, abbiamo regole abbastanza chiare che non sono nostre, ma ci vengono dal Ministero, cerchiamo di ottemperarle, non è semplicissimo soprattutto con questa crescita esponenziale di arrivi che in qualche modo devono essere accolti».

Aggiunge Moraglia : «Quello che ripeto sempre, è che il territorio a un certo punto non riesce più ad accogliere, non credo che non voglia più accogliere (c'è anche chi non vuole, ma questo sarebbe a prescindere dal numero), chi vuole accogliere è disponibile a farlo, ma deve fare i conti con risorse e forze che sono limitate, questo sì». Il capo della Chiesa veneziana, dunque, guarda la questione con oggettività: il territorio metropolitano non si tira indietro, nei limiti delle possibilità.

Affollata la chiesa nuova del cimitero, dove si è svolta la messa, fedeli in piedi e persino all'aperto. A concelebrare con Moraglia, tra gli altri, don Danilo Barlese, don Armando Trevisiol, don Gianni Antoniazzi. Il patriarca ha parlato dello stretto legame tra la giornata dei Santi e dei Defunti e dell'importanza della preghiera e del suffragio: «Al di là di essere credenti o no, il ricordo di persone care che non ci sono più va al di là della fede. Il suffragio è un modo di continuare a fare del bene in modo concreto alle persone a cui siamo legati, il cristiano può dimostrare affetto e vicinanza attraverso preghiera. Alle persone che stanno male, soffrono, hanno angoscia dentro, vorrei dire “incomincia a parlare con Dio, incomincia a prendere sul serio la preghiera”». E ancora: «Non dobbiamo giudicare nessuno prima del tempo, quante persone intorno a noi sono sopravvalutate, considerate più di quello che valgono, occupano posti che non meritano. Quante persone attorno a noi valgono più di noi, ma non sono riconosciute, non cercano notorietà. Noi saremo giudicati secondo il criterio del crocifisso, non secondo quello che dice la gente di noi, e cioè l'umiltà, la non loquacità, lo stare nelle file con gli altri. Dovremo rendere conto a Dio di ogni parola inutile che è uscita dalla nostra bocca, dice il Vangelo».

Poi un appello alla conversione a partire dalle relazioni private e familiari. Moraglia ha ricordato ai fedeli la messa di chiusura dell'anno della Misericordia, in programma il 13 novembre in basilica a Venezia, una messa di ringraziamento a conclusione dell'anno giubilare alla quale parteciperanno anche le direttrici dei due carceri, maschile e femminile, della città lagunare. Nell'occasione ai due carceri saranno donate le offerte raccolte in Diocesi durante l'anno straordinario, che saranno destinate a realizzare due interventi «per aiutare detenuti e detenute a vivere bene il momento duro e difficile, perché il male va superato dal bene». Un'opera di misericordia concreta, dunque.

In chiesa la vicesindaco, Luciana Colle e l'assessore Renato Boraso. Dopo la Messa solenne alla quale sono intervenute le autorità civili e militari e le Associazioni combattentistiche e d'Arma, sono state deposte corone d'alloro, a cura del Comune e della Prefettura di Venezia, al monumento ai caduti.

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