Project, battaglia per i costi degli esami
Procede per tappe - battaglie vinte e battaglie perse - la guerra dell’ex Usl 12 (oggi Usl 3) contro il costoso contratto di project financing, eredità Galan, dell’ospedale dell’Angelo di Mestre.
Dopo il lodo arbitrale che ha stabilito una riduzione del 10% del canone annuale che l’Usl deve pagare al concessionario Veneta Sanitaria - ne scriviamo qui sotto - nei giorni scorsi un passo in avanti è stato fatto con la ricognizione di quanto pagato per alcuni servizi erogati nel periodo compreso tra il 1 aprile del 2012 e il 31 marzo del 2016. Il risultato è che il concessionario deve restituire all’ospedale 5,6 milioni di euro. Come noto l’Usl 12 deve pagare alla concessionaria Veneta sanitaria (Mantovani, Astaldi, Gemmo, studio Altieri e altri) un canone di 71,5 milioni l’anno (ridotto dal lodo arbitrale del 10%) fino al 2032, l’anno in cui scadrà la concessione. Perché i project financing funzionano così: i privati finanziano un’opera in cambio della gestione di una serie di servizi per un tot di anni in cambio del pagamento di un canone che comprende anche l’uso dei “muri”dell’edificio realizzato. Peccato che, il costo di questi servizi - come è emerso da valutazioni della Regione e della Corte dei Conti - sia ben oltre la media, in alcuni casi anche il doppio, di quanto costano nei vicini ospedali di Padova o Treviso (ad esempio il servizio di lavanderia).
Ma la convenzione tra Usl e concessionario prevede anche, ogni 4 anni, la revisione delle tariffe relativi a gestione tecnico-amministrativa del laboratorio analisi, ristorazione dei degenti, radiologia e neuro-radiologia e gestione dei dozzinanti. La gestione di questi servizi, in base al Piano economico finanziario del contratto, avrebbe dovuto fruttare ricavi per 65 milioni di euro - 68,2 compresa un’alea del 5% - ma nei quattro anni sono stati fatturati servizi per oltre 80,5 milioni, con una differenza di oltre 12 milioni di euro. Un maggior ricavo «interamente riconducibile» rileva gli uffici tecnici dell’Usl, alla gestione tecnico-amministrativa del laboratorio di analisi (sono stati fatti oltre 2 milioni di esami).
È per questo che l’Usl, una volta riconosciuti i costi effettivi per i maggiori esami realizzati, calcolati con una serie di parametri che tengono conto della decisione del lodo arbitrale - che oltre che sul canone annuo si era espresso anche sul costo di gestione dei laboratori - ha chiesto e ottenuto i soldi indietro: oltre 5,6 milioni di euro.
Ci sarebbe da essere contenti se non fosse che le condizioni del project - che si devono all’accordo tra Galan e l’ex direttore generale dell’Usl Antonio Padoan - continuano a essere di gran lunga a favore di privati. Motivo per cui l’attuale direttore Giuseppe Dal Ben sta da tempo con ostinazione - sollecitato sia dalla Regione che dalla Corte dei Conti - cercando di rivedere il contratto che, suo malgrado, si è trovato tra le mani. Valutandolo talmente sbilanciato a favore della parte privata che, in sede del lodo arbitrale, aveva chiesto la nullità del contratto, ritenuto usuraio e senza alcun rischio per l’impresa.
Canone e costo dei servizi non sono però gli unici terreni di scontro tra parte pubblica e parte privata.
C’è anche infatti la parte relativa all’Iva che dovrebbe essere del 10% per il canone di disponibilità (i muri) e del 22% per i servizi. Sulla materia ci sono sempre state interpretazioni diverse, ma è stata, nel novembre del 2016, una risoluzione dell’Agenzia delle Entrate a stabilire che per il canone di disponibilità va applicata l’aliquota del 10% come per gli appalti di costruzione.
Senza contare che, per ciò che riguarda l’ospedale di Mestre, la dirigenza ha sempre lamentato la scarsa trasparenza rispetto alle voci del canone che alimentano il canone di disponibilità, e quelle che invece riguardano i servizi.
f.furlan@nuovavenezia.it
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