Proibiti il burqa e il velo islamico in uffici regionali, Ulss e ospedali
VENEZIA. Giro di vite nei luoghi pubblici di competenza regionale: presto nelle sedi istituzionali, negli uffici amministrativi e consortili e nel circuito ospedaliero-sanitario sarà vietato l’ingresso alle persone che indossino burqa, niqab (il velo islamico integrale), caschi protettivi e «qualunque altro indumento atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, inclusi abiti di qualsiasi origine etnica o culturale che travisano o nascondono il volto impedendo, di fatto, l’identificabilità della persona». Lo prevede il progetto di legge presentato da Alberto Villanova, consigliere della Lista Zaia, e licenziato in mattinata dalla commissione Affari istituzionali del Ferro-Fini con voto pressoché unanime, premessa alla sua rapida e definitiva approvazione in aula. La ratio del provvedimento - che fa eco ad analoghe misure varate in alcune città venete, leggi Padova che ha interdetto l’accesso ai musei civici ai visitatori dal volto coperto, e già in vigore in Belgio nel Canton Ticino svizzero - risponde ad esigenze di sicurezza; in effetti la proibizione di entrare in edifici pubblici con il passamontagna è già sancita dalla norma statale, priva però di riferimenti ai veli femminili.
«L’obiettivo è rafforzare l’efficacia dei controlli, anche alla luce della ricorrente allerta sul fronte del terrorismo», commenta Villanova «il nuovo regolamento non discriminerà in alcun modo la fede musulmana perché burqa e niqab non appartengono alla cultura della maggioranza delle donne islamiche che vivono in Italia ma costituisce un diktat dei predicatori della sharia»; il divieto sarà segnalato con appositi cartelli ma chi lo farà rispettare? «Il compiti spetterà ai dirigenti degli uffici che ricorreranno alla persuasione bonaria e soltanto nel caso di diniego ostinato richiederanno l’intervento delle forze dell’ordine».
Il consenso bipartisan raccolto dalla proposta testimonia l’attualità del problema», commenta il presidente leghista della commissione, Marino Finozzi, mentre la capogruppo del Pd Alessandra Moretti ribadisce le ragioni del sì dem: «In una fase così delicata è necessario fare squadra e sostenere tutte le iniziative che aumentino la sicurezza. È chiaro che deve prevalere il principio della legalità: le regole devono valere per tutti»; analoghe, le considerazioni espresse da Jacopo Berti del M5S: «Il progetto risponde a un principio già previsto dalla legge nazionale, certo in questo contesto assume una valenza un po’ elettorale ma l’obiettivo finale è condivisibile». Stretta anche sull’ingresso di persone armate: ammesse solo le forze dell’ordine, gli agenti di scorta e - nel caso dell’assemblea regionale - i consiglieri provvisti di regolare porto d’arma: l’esempio corre al capogruppo di Fratelli d’Italia, Sergio Berlato, che tuttavia dovrà consegnare la pistola al servizio di vigilanza all’ingresso.
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