Progetto per il Fontego, pronto l’altolà

Il fascicolo inviato ieri dalla Soprintendenza alla Direzione regionale, ma oggi scade il termine. Micelli: «Non è perentorio»
Di Alberto Vitucci

Istruttoria conclusa. La Soprintendenza ha chiuso il fascicolo Fontego. E indicato alla Direzione regionale dei Beni culturali la linea da tenere sull’ultima versione del progetto di restauro del Fondaco dei Tedeschi presentato da Benetton. Dettagli top secret, ma a quanto pare l’istruttoria ha fatto emergere in queste ore numerose criticità riguardo alla richieste del progettista, lo studio Oma dell’archistar olandese Rem Koolhaas. Problemi sono emersi soprattutto nelle parti «innovative» della ristrutturazione, in particolare la sopraelevazione del lucernario con la demolizione della struttura che risale agli anni Trenta, e poi le demolizioni interne per ricavare le entrate delle scale mobili. Sotto esame anche la terrazza con copertura «semovente», che dovrebbe essere ricavata sulla falda del tetto lato Canal Grande, a pochi metri dal Ponte di Rialto.

Non si tratta ancora del parere definitivo, ma dell’istruttoria messa a punto in poco più di due settimane dalla soprintendente Renata Codello e da un gruppo di architetti della Soprintendenza. Ieri mattina il fascicolo è stato inviato alla Direzione regionale e come annunciato dallo stesso direttore Ugo Soragni dovrà essere poi inviato anche al ministero per il giudizio finale, vista la delicatezza del caso.

Tempi che però in questo caso si allungherebbero di un bel po’. E la convenzione firmata tra Comune e Benetton fissa il 29 febbraio (oggi) come termine ultimo per la chiusura delle pratiche e il rilascio delle autorizzazioni. Termine che sarà piuttosto difficile rispettare. «Io lo ritengo un termine ordinatorio e non perentorio», dice l’assessore all’Urbanistica Ezio Micelli, «la nostra buona fede mi pare evidente. Abbiamo in pratica già concluso l’istruttoria e stiamo aspettando a giorni che ci arrivi il parere della Soprintendenza. Speriamo prevalga il buon senso». In teoria gli acquirenti Benetton potrebbero pretendere il rispetto alla lettera della convenzione e la restituzione dei 6 milioni di euro versati al Comune in cambio della variazione d’uso dell’immobile come pubblico beneficio. Ma non sembra ipotizzabile che l’intera operazione immobiliare salti. Del resto al momento dell’acquisto (53 milioni il costo) e della presentazione del primo progetto, i Benetton e gli stessi progettisti non avevano previsto una reazione così netta e vasta da parte della città. Non soltanto in difesa dell’uso pubblico dell’atrio del palazzo delle Poste, da sempre luogo di incontro dei veneziani nel cuore di Rialto-San Bartolomeo. Ma anche dell’integrità strutturale di un edificio simbolo, costruito in pieno Rinascimento dall’architetto Scarpagnino e un tempo affrescato da Giorgione e Tiziano. Il cambio d’uso dovrà essere concesso con Variante e voto del Consiglio comunale. Ma anche l’intero progetto dovrà essere votato dall’aula di Ca’ Loredan. Oltre alla contestata terrazza, alla scala mobile e alle demolizioni, si prevede di rialzare il lucernario per ricavarci un nuovo piano abitabile con pavimento in vetro translucido e belvedere. Oltre alla terrazza è previsto anche un grande pontile di 25 metri per 5, già approvato con riserva nella Conferenza dei servizi. Secondo i progettisti serve per il «carico-scarico» delle merci. Più facilmente, viste le dimensioni, potrebbe diventare luogo da usare come plateatico sotto il Ponte di Rialto.

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