Progetto ex Perfosfati pronto a fine mese
PORTOGRUARO. Sarà pronto entro fine mese il progetto per il recupero e la bonifica dell’ex Perfosfati dove intanto prosegue la fase di monitoraggi dell’area di seimila metri quadrati , per ottenere...
DEPOLO FGAVAGNIN PORTOGRUARO PERFOSFATI
PORTOGRUARO. Sarà pronto entro fine mese il progetto per il recupero e la bonifica dell’ex Perfosfati dove intanto prosegue la fase di monitoraggi dell’area di seimila metri quadrati , per ottenere così un pacchetto diagnostico sulla composizione della struttura, dato che gli ultimi dati utili a riguardo risalgono al 2004 e testimoniavano di come versasse in cattive condizioni.
A distanza di tredici anni c’è l’esigenza di nuove indagini, più approfondite, di tipo geognostico, tra cui il rilievo con il drone nella parte sommitale, che finora mancava.
A questo proposito sono stati affidati a una ditta di Zoppola i rilevamenti interni delle strutture con conseguenti prelievi di materiale, sia alla base che al di sopra del bene vincolato: a oggi per esempio non è conosciuta la formazione del materiale nella volta della capriata in calcestruzzo, dove c’è il fuoco della parabola; perciò si esegue un campionamento in laboratorio, sia per la parte meccanica (compressione) sia per quella chimica. La costruzione delle capriate risale al 1952: l’indicatore a riguardo rivela che i materiali utilizzati e selezionati per la lavorazione del calcestruzzo erano molto buoni. Quindi la struttura ex Perfosfati, ossia i ferri, è in buone condizioni per un intervento di recupero: il progetto, a cura dell’architetto Scapin, è in fase di abbozzo, e con i dati alla mano si potrà stabilire come agire. Le previsioni del responsabile unico del procedimento sono di avere il progetto entro fine gennaio, e con quello definitivo approvato, portare l’esecutivo alla città metropolitana di Venezia, tutto questo per fine febbraio o inizio marzo. A quel punto si potranno avviare i lavori di recupero e bonifica, che dureranno secondo le attese due anni e mezzo.
Non ultimo il complesso argomento delle ceneri di pirite. Secondo gli esperti, se si riesce a differenziare la cenere dal terreno, isolando le particelle di pirite, essa è un ottimo elemento da riutilizzare nella produzione di cemento, poiché a quel punto non sviluppa tossine. In pratica durante la cottura del cemento viene assorbito l’elemento inquinante, per poi diventare scoria ed essere trattata, riducendosi però del 70%; così invece di smaltire il 70%, si avrebbe solo il 30%. L’unico interrogativo è se si può lavorare le ceneri in loco o è necessario portarle altrove (a quel punto il centro di smaltimento più vicino sarebbe a Brescia). Resta ancora aperto, invece, il dibattito sulla riqualificazione dell’ex Perfosfati, tema sul quale aleggia una comprensiva indecisione data la rilevanza architettonica e strategica del complesso industriale.
Mattia Nicolò Scavo
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