Progetti sul campo, così l’immaginazione salverà Porto Marghera
VENEZIA. L’immaginazione salverà Porto Marghera. Non importa se saranno o no realizzati, ma i progetti di architettura prodotti da 1800 studenti e 30 professori a conclusione del workshop allo Iuav «Wave 2013», mostrano come il cuore dell’ex impero industriale italiano faccia ancora faville. Niente è sfuggito agli occhi dei futuri urbanisti che hanno saputo trasformare in elemento urbano perfino la costante presenza di meduse, diventate in alcuni progetti delle vere e proprie invasioni architettoniche terrestri. Fino al 26 luglio sarà possibile vedere le ricerche una a una all’Ex Cotonificio Santa Marta e ai Magazzini Ligabue, risultato di tre settimane di intenso studio con prof provenienti da tutto il mondo. I vincitori (Estudio Barozzi Veiga, Ricardo Bak Gordon, Pietro Valle e Felipe González-Pacheco) sono stati valutati da una giuria composta da Maria Giuseppina Grasso Canizzo, Boris Podrecca, Alfiero Farinea e presieduta da Mario Botta. In esame le aree di Via Fratelli Bandiera, del Petrolchimico, di Fusina e dell’Isola dei Fanghi, inclusi anche dei punti critici particolari come il cavalcavia di Mestre, passato alla cronaca nei giorni scorsi per lo sgombero di mendicanti detti «Barbanera» che si erano accampati sotto il colonnato di cemento. L’episodio, vissuto in diretta dai ragazzi che stavano studiando la zona con il docente Sandro Marpillero, non è passato inosservato e ha messo in crisi molti studenti che si sono trovati faccia a faccia con una realtà dura e cruda di cui Marghera negli ultimi anni è protagonista a causa della continua chiusura di fabbriche e di un conseguente impoverimento della zona.
Questo non è bastato però a mollare il progetto che avevano in mente, convinti che la forza della riqualificazione stia proprio nella cultura, come dimostra in piccolo «Pila 40», l’edificio nell’omonima via sede di numerosi studi creativi. Controcorrente rispetto agli ultimi dati di Federculture che attestano un calo di partecipazione degli italiani alla vita culturale, i giovani, in collaborazione con il professore Renato Bocchi e l’architetto Valeria Burgio, hanno invece proposto degli interventi che creassero dei luoghi di aggregazione sociale attorno alla creazione di una biblioteca. La fantasia si è scatenata. Un gruppo ha immaginato di inserire una biblioteca mobile all’interno di un trenino che, sfruttando i binari già presenti per il trasporto merci, partisse da Via Fratelli Bandiera (confine tra la vita umana e quella meccanica) e proseguisse poi verso Piazza Mercato di Marghera, dove si trova la biblioteca comunale.
Sempre qui, vicino al Centro Sociale Rivolta, l’artista Laura Tinti si è dimostrata sensibile alla presenza delle «lucciole» ideando delle strutture a forma di lanterna dove le prostitute possano recarsi. Questa soluzione potrebbe rendere più sicuro il loro lavoro e portare alla luce un luogo che viene sempre nascosto. Non è mancato chi, turbato dallo sgombero e dalla situazione grave in cui versano molti senza dimora, ha pensato di posizionare in questa zona degli alloggi emergenziali, aprendo un dibattito con il Museo del Bronx presente al Padiglione Americano della Biennale di Venezia. Questo tema è stato invece affrontato come obiettivo del progetto da Sandra Giraudi che ha lavorato con gli studenti per creare un’altra Marghera abbattendo i muri e trasformando la zona in un simbolo di multiculturalità grazie alla costruzione di un centro di accoglienza senza sbarre e senza gabbie. Entrando nell’area di Porto Marghera alcuni giovani architetti sono rimasti colpiti dalla costruzione degli edifici, tanto che sono giunti alla conclusione che non c’è né da togliere e né da aggiungere. Nel loro immaginario ha preso così forma l’idea di una «Marghera Digitale» che, al di là del nome da fantascienza, potrebbe essere invece il progetto più realizzabile a breve termine e a basso costo. Si tratta di pensare a una rassegna di film da proiettare sui grandi silos in zona Banchina Molino per riconsegnare un po’ di vita alle fabbriche addormentate.
Sempre in questa zona, all’interno dell’Ex Cral della Montedison, si è ideato un altro progetto fattibile soprannominato «l’albero delle idee». Negli edifici abitati solo dalla vegetazione gli studenti hanno ideato una specie di cartografia del presente, posizionando all’interno di bacheche tutti gli oggetti che si trovano a Porto Marghera. Decisamente futurista (per qualcuno da brivido), l’idea di Sean Godsell di abbandonare i padiglioni ai Giardini della Biennale di Venezia «in gran parte vecchi e inadeguati» e spostarli all’interno degli edifici di Porto Marghera, rendendoli fruibili tutto l’anno. Per tutti i cinici che pensano che siano solo arzigogolati progetti, la bibliotecaria di Marghera Gabriella Cimarosto dona ai ragazzi una frase molto saggia: «Il lavoro da fare è prima di tutto quello di costruire degli orizzonti di idee – afferma dicendo che vorrebbe che tutti gli abitanti di Marghera sapessero quanto i giovani architetti l’hanno a cuore – all’interno dei quali poi si riveleranno di conseguenza anche le operatività». Quindi sognate gente, sognate…
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