Profughi ucraini, il sì dei comuni veneziani

La disponibilità al Prefetto Vittorio Zappalorto dei sindaci ad accogliere chi scappa dalla guerra. Privilegiata l’accoglienza diffusa. Servono mediatori culturali e Venezia mette a disposizione un numero telefonico per chi è disponibile ad accogliere in casa un rifugiato. 

Carlo Mion

VENEZIA. Profughi ucraini, la Prefettura chiama, i comuni rispondono. È emersa la massima disponibilità da parte dei comuni della Città Metropolitana ad accogliere i profughi che scappano dalla guerra e che saranno ospitati nel Veneziano nelle prossime settimane. Una disponibilità che consente quindi di realizzare quell’accoglienza diffusa che è la prima linea guida dettata dal Governo nel piano di accoglienza nell’emergenza Ucraina. Anche se non si conoscono i numeri dei profughi destinati alle singole Regioni e quindi alle varie Provincie, non saranno realizzati centri accoglienza come i tristemente famosi hub di Cona o della Croce Rossa di Jesolo.

La volontà dei 44 sindaci del veneziano è emersa ieri pomeriggio quando il Prefetto Vittorio Zappalorto, il Sindaco della Città metropolitana di Venezia Luigi Brugnaro, il direttore generale dell’Ulss3 Serenissima Edgardo Contato e dell’Ulss4 del Veneto Orientale Mauro Filippi hanno incontrato in video conferenza i sindaci degli altri 43 comuni metropolitani per “condividere le prime linee guida sulle modalità di accoglienza dei profughi in arrivo dall’Ucraina”. Per la Prefettura la disponibilità di tutti i sindaci è un fatto nuovo, in quanto in altre situazioni di emergenza erano stati più i no che i sì ricevuti quando veniva proposta l’accoglienza diffusa.

«La situazione ad oggi non è ancora critica e i profughi giunti finora, soprattutto donne e bambini, sono stati ospitate da famiglie di ucraini presenti sul territorio che si sono organizzati con le proprie reti – ha spiegato il Prefetto Zappalorto -. Il fenomeno, però, inizia ad essere sempre più consistente. D’ora in avanti dobbiamo evitare di avere situazioni di confusione, quindi è necessario che gli ucraini già residenti che vogliono andare a prendere dei parenti in fuga lo facciano, ma prima avvisino il Sindaco e le forze dell’ordine del comune dove sono residenti, per predisporre l’accoglienza con Ulss e territorio». Anche perché ci possono essere problemi sanitari legati al Covid e ad eventuali quarantene.

Come stabilito dal Ministero  dell‘Interno si tratta, di accoglienza diffusa, in quanto si tratta soprattutto di donne e bambini. Ci sarà bisogno non solo di vitto e alloggio ma anche dell’avvio del percorso scolastico per i minori. E anche di mediatori culturali. Per questo l’emergenza sarà affrontata aumentando i l’osti attraverso i Cas: Centri di Accoglienza Straordinaria che sono case in cui vengono accolte persone che richiedono la protezione internazionale. Le Ulss hanno messo a disposizione i centri per i tamponi e per i vaccini, per uno screening sanitario veloce nei giorni subito dopo l’arrivo, passaggio indispensabile per fornire i green pass a chi arriva nel nostro territorio e non ne ha uno.

«Il Comune di Venezia sta predisponendo un vademecum e un canale dedicato sul sistema “Dime 041041” da mettere a  disposizione delle famiglie che entrano in contatto con le persone che hanno bisogno di assistenza e informazioni nel quale saranno contenute le domande e le risposte su come fare per offrire ospitalità ai profughi ucraini – ha aggiunto il Sindaco Brugnaro -. Un modello che, su invito della Prefettura, verrà condiviso anche con gli altri comuni della Città metropolitana. Nei giorni scorsi il Comune di Venezia ha già individuato 40 posti in strutture dedicate e messo a disposizione mediatori culturali per ogni necessità collegata all’emergenza».

Secondo i dati della Prefettura ci sono 5mila ucraini sul territorio metropolitano che sono disponibili a prestare la loro opera per affrontare questa emergenza. «Servono mediatori culturali che aiutino nelle traduzioni e nel dare informazioni alle persone in arrivo – è stato, infine, l’invito rivolto ai sindaci da Zappalorto -. Il consiglio per tutti i Sindaci è di chiedere la disponibilità a prestare volontariamente il loro contributo. Il resto dell’organizzazione lo metteremo a punto nei prossimi giorni con una cabina di regia».

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