«Profughi, ora è in gioco l’immagine di Jesolo»

Il sindaco Zoggia invita la città a mostrare al mondo il suo volto solidale Ma sui social network già in 400 hanno aderito alla protesta contro l’arrivo
Di Giovanni Cagnassi

JESOLO. Proteste contro l’arrivo dei profughi a Jesolo, salgono a 400 le adesioni via Facebook dopo l'iniziativa di alcuni giovani che hanno realizzato la pagina “Profughi a Jesolo, no grazie”. Adesso gli stessi, coordinati da Riccardo Ferrazzo, chiedono che i 400 fotografino la bandiera italiana o veneta davanti alle loro abitazioni per poi pubblicarla sulla pagina e contare chi parteciperà a questa protesta in rete.

Ma il sindaco, Valerio Zoggia, invita a non eccedere nella ribellione: «Jesolo è una città ospitale che ha sempre garantito accoglienza a tutti, non roviniamo la nostra immagine internazionale. Dobbiamo aiutare questa gente, anche se abbiamo chiesto delle garanzie».

Ma la questione profughi domina il dibattito in città anche se per il momento la sola certezza è che arriveranno, il 18 gennaio, 45 persone con problemi di disabilità e malattie, donne incinta e bambini chiamati “dublinanti” in forza di un accordo internazionale che li tutela sottoscritto a Dublino. Gli altri, massimo 85, profughi provenienti dagli ultimi sbarchi a Lampedusa non sono ancora certi e potrebbero anche non arrivare.

Daniele Bison ha chiesto che siano convocati i capigruppo in Consiglio comunale. «Non sono ancora giunte notizie definitive e certe sull’arrivo dei profughi a Jesolo», ricorda Zoggia, «l’amministrazione comunale non ha, infatti, ancora ricevuto nessuna indicazione sul numero di persone che saranno ospitate presso la sede della Croce Rossa a Jesolo, né tantomeno la data del loro arrivo in città. Una cosa è certa: il sindaco, non appena avrà notizie certe da parte della prefettura o del ministero dell’Interno, tramite il presidente del Consiglio convocherà tutti i capigruppo per aggiornali sulla questione».

Ma se davvero dovessero arrivare al lido, nella sede della Croce Rossa, giudicata idonea dopo un sopralluogo della prefettura con il sindaco, 130 profughi tra dublinanti e siriani da Lampedusa, è chiaro che servirà un’azione coordinata tra le varie forze di polizia del territorio per garantire un’adeguata sorveglianza. Non solo il commissariato di polizia, ma anche carabinieri, finanza, capitaneria di porto e per finire la polizia locale.

Il blog Jesoloforum, con Rodolfo Murador, punta il dito contro gli atteggiamenti della destra jesolana: «Sono affetti dalla sindrome Nimby, acronimo di “not in my back yard”, ovvero non nel mio cortile. Tutte le forze che fanno riferimento al centrodestra, da Bison, a Fratelli d'Italia, piuttosto che Jesolo Bene Comune e naturalmente anche la Lega, stanno assumendo questo atteggiamento sbagliato e censurabile. Si vuol far passare l’idea che tutti i profughi sono pericolosi e delinquenti che arrivano qui per fare del male. Sono forti con i deboli e deboli con i forti. Anche sulla marijuana abbiamo assistito a prese di posizione curiose di assoluta contrarietà alla liberalizzazione, ma nessuno poi pensa ai morti causati da consumo di alcol e tabacco nel mondo».

La polemica a Jesolo continua, in una città che stenta ad accettare l’arrivo dei profughi, a mostrare il suo volto solidale, nonostante gli appelli pressanti e la significativa visita, non a caso la prima del suo pontificato, di Papa Francesco proprio a Lampedusa dopo la terribile tragedia del barcone affondato.

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