Profughi esasperati in fuga da Conetta
Hanno marciato fino a Santa Margherita. Molti sono rientrati, una settantina si è fermata a dormire in due pullman
CONA. In fuga da Conetta. Volendo dare un significato alla giornata di ieri, questo sarebbe quello giusto: centinaia di migranti hanno preso i loro bagagli e si sono incamminati verso la Romea e Venezia, decisi ad abbandonare per sempre quel “campo no buono”, come ancora lo definiscono nei loro improvvisati cartelli di cartone, in cui alcuni vivono da oltre un anno (14 o 16 mesi) e tutti, comunque, da troppo tempo rispetto alle aspettative che avevano nel venire in Italia. Le forze dell’ordine li hanno fermati, verso le 17, a Santa Margherita, prima che si immettessero sulla Romea, con il buio e con il rischio di essere travolti o causare incidenti.
La protesta a Conetta.
La gente di Conetta, l’altro ieri, era andata a dormire quando il presidio approntato dai migranti sulla strada provinciale era stato sciolto da poco e si è risvegliata, ieri mattina, che c’era di nuovo. A far scoppiare la protesta era stata la revoca del permesso temporaneo a uno di loro (francofono) e la richiesta era gli fosse ridato. L’incontro, nel pomeriggio, con un rappresentante della Prefettura non era servito a nulla: il prefetto, era stato spiegato ai manifestanti, non può intervenire sulle decisioni degli organi di sorveglianza e, in questo caso, c’era di mezzo una rissa con un altro ospite del campo (nigeriano) ed entrambi avrebbero ricevuto la punizione conseguente. Ma i profughi erano decisi alla prova di forza e, complice il miglioramento climatico, erano tornati a occupare la strada in massa, causando malumori e tensioni con i residenti. È stato a quel punto che il sindaco, Alberto Panfilio, ha proposto una “passeggiata” sulla ciclabile, per «allentare la pressione sugli abitanti» spiega egli stesso. La questura aveva detto di no, ma i migranti, dopo un rapido passaparola, hanno preso zaini, sacche e valigie e si sono messi in marcia verso Pegolotte.
Il sit-in.
Nella piazza del municipio si sono trovate, verso l’una del pomeriggio, almeno 250 persone, chi seduto, chi disteso a terra, chi arrivato a piedi e chi in bicicletta, ma tutti con i loro bagagli desiderosi di lasciare Cona. «Siamo qui da troppo tempo», dicevano, «vogliamo i permessi, vogliamo andarcene, trovare un lavoro e un luogo tranquillo dove vivere». Non parlano più dell’amico senza permesso, o ei fornelli elettrici che non possono tenere nei tendoni: vogliono una nuova vita, sono partiti dall’Africa per questo. Panfilio ha cercato di riportate la calma e la ragionevolezza: «Avete protestato civilmente, siete stati ascoltati, Il problema non si risolve oggi: tornate al campo». Ma, ancora una volta, il desiderio di libertà e cambiamento, ha prevalso: quasi tutti (solo alcuni sono tornati a Conetta) si sono rimessi in marcia e hanno preso la strada che, per Monsole e Cantarana, porta alla Romea, scortati dalle macchine e dai furgoni di carabinieri e polizia in assetto antisommossa.
La lunga marcia.
Dovevano percorrere almeno una decina di chilometri, prima di arrivare alla statale 309, ma non sembrava un problema. Biciclette cariche di borsoni, trolley trascinati a mano, zaini in spalla, centinaia di ragazzi camminavano o pedalavano per allontanarsi da Conetta, un luogo dove nessuno li vuole, dove loro non vogliono stare ma dal quale non riescono a uscire, come si capirà più tardi. Nessuno, infatti, ferma la loro marcia, anche se le forze dell’ordine li seguono passo passo. Ma loro, come richiedenti asilo, sono persone libere e possono andare dove vogliono, non stanno facendo nulla di male e non ci sono gli estremi per fermarli con la forza. Loro stessi lo sanno e continuano per la loro strada. Alla rotonda di Cantarana un’altra sosta: molti vogliono continuare, altri (pochi) tornano indietro, alcuni mangiano seduti il cibo portato dalla base. Poi qualcuno comincia a gridare «Andiamo, andiamo», proprio in italiano, e si riparte.
Lo stop a Santa Margherita.
Il serpentone umano si dirada e si divide in almeno tre gruppi ma, in tutto sono almeno 150 persone quelle che non si fermano a Cantarana e proseguono verso la Romea. I primi arrivano a Santa Margherita verso le 17 ma qui trovano i reparti delle forse dell’ordine schierati a fermarli. Troppo pericoloso permettere a cento-duecento persone di percorrere la Romea a piedi, con bagagli al seguito, con il buio che sta calando, la possibilità che arrivi anche la nebbia e il rischio di incidenti. Da qui non si prosegue. La polizia avverte la cooperativa di mandare i pullman per riportare i migranti al campo, ma le cose non vanno esattamente come previsto. Molti sono rientrati spontaneamente e, a ora di cena, gli assenti dalla base sono una settantina. Probabilmente proprio quelli che non hanno voluto saperne di rinunciare e, a Santa Margherita si sono fermati a dormire dentro quei pullman che dovevano riportarli nella “prigionia” di quel campo. Oggi si ricomincia.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia
Video