Professore di musica, accuse di pedofilia
Professore e pedofilo. Questa la pesante accusa, tanto più per chi insegna in una scuola ed è a contatto quotidianamente con decine di minori, mossa nei confronti di un insegnante di musica sessantenne della terraferma veneziana, G.B., che giovedì dovrà comparire davanti al giudice dell’udienza preliminare David Calabria: deve rispondere di tre episodi qualificati come violenza sessuale. A denunciarli i genitori di tre ragazzini tra i 12 e i 14 anni della scuola media dove il docente insegnava e ha continuato ad insegnare ancora per due anni anche dopo la presentazione delle denunce. Il sospetto, tra l’altro, che a subire molestie siano stati anche altri ragazzini, i cui genitori non hanno ritenuto di presentare querele o perché gli episodi sono stati valutati molto meno gravi o perché sono stati minimizzati. I fatti risalgono all’anno scolastico 2011-2012 e a compiere le indagini è stata la Polizia.
A chiedere il rinvio a giudizio del professore è stata la pubblico ministero Lucia D’Alessandro e probabilmente il giudice Calabria non dovrà decide se esistano o meno indizi e prove per mandare davanti al Tribunale l’indagato, visto che la rappresentante della Procura avrebbe raggiunto già un accordo con il difensore, l’avvocato Elio Zaffalon, per patteggiare la pena: due anni di reclusione con la sospensione grazie alla condizionale.
A raccontare quello che era loro accaduto con l’insegnante sono stati gli stessi ragazzini, che hanno riferito i fatti ai genitori, che si sono precipitati in Commissariato. C’è chi, tra le tre parti offese, che ha dovuto ricorrere anche alle cure di uno psicologo per riuscire a superare quelli che sicuramente sono stati dei traumi. I tre ragazzini hanno sostenuto che l’insegnante li toccava e li accarezzava anche nelle parti intime e questo sarebbe accaduto in più di un’occasione. L’indagato si sarebbe inizialmente difeso sostenendo che in realtà toccava i ragazzi per impostare la loro respirazione durante il canto.
Il magistrato, comunque, non dovrà valutare le prove per decidere sul rinvio a giudizio, ma dovrà giudicare se la pena che le parti, accusa e difesa, hanno concordato sia congrua o meno rispetto alle contestazioni mosse dal pubblico ministero. Il codice, tra l’altro, prevede che in caso di patteggiamento, le parti offese restino tali e non possano costituirsi parte civile nel procedimento penale.
Giorgio Cecchetti
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