Processo per traffico di cocaina condannati Ciccarelli e Nardo
Accolto il patteggiamento a cinque anni di reclusione e 32 mila euro di multa per Massimo Dabalà, difeso dall’avvocato Antonio Bondi, il Tribunale presieduto dal giudice Stefano Manduzio ha soprattutto accolto le tesi difensive dell’avvocato Mauro Serpico e ha assolto, perché il fatto non sussiste, il 56enne trevigiano Mariano Bonato e la figlia 25enne Maria, residenti a Giavera del Montello, per i quali il pubblico ministero si era battuto per ottenere una condanna a otto anni e mezzo di reclusione ciascuno, sostenendo che si trattava dei fornitori di grandi quantità di cocaina di Dabalà. Ma era stato lo stesso pregiudicato di Campalto, testimoniando in udienza, a smentire, sostenendo che lui e la compagna andavano spesso a trovare i Bonato a Giavera, ma soltanto perché erano amici da anni e non certo per acquistare droga.
Ieri, il Tribunale lagunare ha condannato altri due imputati, il veneziano Santo Ciccarelli, difeso dall’avvocato Claudio Beltrame, e il chioggiotto Ferruccio Nardo, difeso dall’avvocato Carlo Covi: il primo a quattro anni e quattro mesi di reclusione e 30 mila euro di multa, il secondo a tre anni e cinquemila euro. Secondo le accuse, il primo, tassista abusivo di Castello, doveva rispondere di aver compiuto almeno due viaggi con la sua lancia dal centro storico a Punta Sabbioni per portare a Davide Vianello, albergatore ed ex presidente della Pro Loco di Cavallino, i soldi in cambio della consegna di un pacco che conteneva cocaina. Vianello era stato bloccato, grazie alle intercettazioni telefoniche, poco dopo aver attraversato con la sua auto il confine di Trieste con nove chili di droga nascosti nel portabagagli. Nardo doveva invece rispondere di aver acquistato cocaina da Dabalà per poi rivenderla a Chioggia, dove risiede. Il pubblico ministero aveva chiesto una pena più pesante per Nardo, otto anni di reclusione.
Nell’udienza scorsa avrebbe dovuto iniziare anche il processo nei confronti del commercialista veneziano Renzo Menegazzi, che a favore di Dabalà si sarebbe «prestato a coadiuvare tutti gli investimenti da lui realizzati», essendo amministratore unico della Signe srl, società proprietaria dei beni immobiliari e mobiliari del trafficante. Ma il Tribunale aveva deciso di astenersi, visto che avrebbe dovuto emetter la sentenza nei confronti dei Bonato e gli altri due imputati ieri, giorno in cui il procedimento nei confronti del professionista accusato di intestazione fittizia di beni avrebbe dovuto muovere i primi passi e, quindi, ora toccherà ad un altro collegio di giudici del Tribunale lagunare giudicarlo. E l'udienza è già stata fissata, sarà il 6 aprile.
Ma non è finita, perché in corso c’è un altro procedimento nato dalle indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo veneziano per l’operazione che hanno chiamato “Barena”. Il 28 aprile, davanti al giudice monocratico, dovrà comparire la compagna di Dabalà, Chiara Vaccher e altri due imputati, di cui uno è latitante da tempo.
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