Processo Mose, attacco all'ex sindaco Orsoni: "Vinse grazie a Mazzacurati"
VENEZIA. «Giovanni Mazzacurati mi disse che non si fidava di Renato Brunetta, perché era imprevedibile, e che preferiva come candidato sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, suo caro amico».
Lo ha detto nel corso dell'udienza di giovedì del processo Mose - dove Orsoni è imputato per finanziamento illecito -Stefano Tomarelli già in Condotte, impresa impegnata nella realizzazione della grande opera.
Mazzacurati, all'epoca presidente del Consorzio Venezia Nuova, concessionario per la realizzazione del Mose, secondo Tomarelli non voleva però «inimicarsi Brunetta, in quanto vicino a Silvio Berlusconi, e dunque spiegò che i contributi elettorali per i due candidati sarebbero stati analoghi. Poi aggiunse che a Orsoni avrebbe dato anche un finanziamento in nero».
Millanterie? Verità? Dovranno stabilirlo i giudici.
Tomarelli, che era nel direttivo del Cvn, ha anche precisato di non sapere se quei contributi siano stati veramente versati e in che quantità ma che «Orsoni era certamente diventato sindaco grazie a Mazzacurati».
La frattura tra Mazzacurati e Orsoni, sempre secondo Tomarelli, si creò quando il Comune acquisì gran parte dell'Arsenale, dove Mazzacurati aveva già pensato di portare uffici e strutture per la manutenzione del Mose una volta che fosse stato ultimato definendo, peraltro, già la società di gestione. Progetti faraonici - ha riferito Tomarelli - che, per Mazzacurati, prevedevano anche la realizzazione di un albergo nell'area ex sommergibilisti e una darsena per yacht faraonici. Tutti piani andati in fumo al punto, secondo Tomarelli, da portare Mazzzacurati a definire Orsoni «un ingrato», perché l'ex presidente del Cvn «pretendeva riconoscenza da parte di coloro che aveva aiutato».
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