Processo Gaiatto Imputazioni più leggere per dieci imputati
PORTOGRUARO. È cambiato il capo d’accusa per i tredici coimputati di Fabio Gaiatto. Ieri il procuratore Raffaele Tito lo ha tratteggiato a grandi linee in udienza dinanzi al tribunale collegiale presieduto da AlbertoRossi. I legali degli imputati hanno chiesto un termine a difesa per poterlo esaminare. Il capo d’accusa è dimagrito, da 174 a 91 pagine, i ruoli nell’associazione per delinquere sono stati precisati e per dieci imputati su tredici la situazione è migliorata sulle ipotesi di truffa contestate: risponderanno solo per quelle a loro direttamente riferite, non per tutte quante. Continuano a rispondere di tutte le truffe invece Claudia Trevisan, 47 anni, di Fossalta, Marija Rade, 65anni, di Capodistria, e Massimo Minighin, 43 anni, di Fossalta. Ecco come sono stati precisati dai pm i ruoli degli imputati: Trevisan viene indicata come direttore commerciale e impiegata, segretaria di Gaiatto e responsabile dell’ufficio a Nova Gorica, procacciatrice di investitori e amministratore della chat “Presidio Portogruaro”; Rade come prestanome, consulente commerciale e contabile in Slovenia e referente delle tre società Venice in Slovenia; Minighin il creatore e gestore del sito; Giulio Benvenuti, 33 anni di Vicenza, procacciatore di clienti con una rete di agenti subordinati; Massimiliano Vignaduzzo (47 anni di San Michele), Luca Gasparotto (49 anni di Cordovado), Andrea Zaggia (33 anni di Saccolongo), Massimo Osso (47 anni di Palmanova), Flavio Nicodemo (49 anni di Teglio Veneto), Massimiliano Franzin (46 anni di Oderzo), Moreno Vallerin (44 anni, di Due Carrare) figurano invece come “consulenti” inseriti nella rete commerciale della Venice investment e procacciatori di potenziali clienti e investitori, ciascuno per la propria zona; infine Marco Zussino, 52 anni, di Basiliano, viene indicato solo come “promotore”. Per alcuni è stato inserito il nuovo capo d’accusa relativo al Gaiatto bis. Con la modifica è stata aperta la strada per riti alternativi (patteggiamenti o abbreviati). Con la prescrizione incombente (bastano sei anni e mezzo in epoca pre-riforma per spazzare via il reato di truffa) e il rischio di intasare il tribunale per anni, sentendo più di 1.200 testimoni, la scelta era obbligata. Le parti civili rischiano di racimolare ben poco. Dagli eventuali patteggiamenti potranno arrivare circa 150 mila euro sul conto acceso a favore delle vittime. I pm hanno cercato il provento delle truffe ovunque, in Francia, negli Usa, c’è ancora una rogatoria in piedi in Romania. —
I.P.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia