Processo ai sospetti reclutatori dell’Is: la Procura di Venezia chiede 4 anni
MESTRE. Davanti al giudice per l’udienza preliminare Massimo Vicinanza, in aula bunker, sono comparsi Rok Zavbi, sloveno di 26 anni, primo collaborante rientrato in Italia, e Ajhan Veapi, macedone di 38 anni residente per qualche tempo ad Azzano Decimo (Pordenone) e consigliere del centro islamico di Pordenone, entrambi accusati di essere presunti reclutatori dell’Isis attivi tra Veneto e Friuli. Il processo a carico di Zavbi (difensore Samo Sanzin) e Veapi (difnesore Luca Bauccio) è celebrato con rito abbreviato. Ciò consentirà agli imputati, in caso di condanna, di ottenere uno sconto di un terzo della pena.
La pubblico ministero francesca Crupi ha chiesto una condanna a 4 anni e 8 mesi per Veapi e a 3 anni e 2 mesi per Zavbi. Entrambi sono detenuti in sezioni ad alta sicurezza nelle carceri di Nuoro e Udine, come previsto per chi è accusato di reati di matrice terroristica. Nella scorsa udienza i due erano comparsi in videoconferenza, ma il sistema audio era andato in tilt, con conseguente caos.
Le posizioni dei due sono differenti. Zavbi, infatti, ha parlato nel corso di tre incontri con il procuratore capo reggente Adelchi d’Ippolito e la sostituto procuratore Francesca Crupi, durante i quali ha raccontato la sua verità. Il giudice, dunque, potrebbe tenere conto della collaborazione offerta. «Chiederemo una condanna al minimo della pena», ha chiarito il suo difensore, l’avvocato Samo Sanzin, «Ho incontrato il mio assistito nei giorni scorsi, è tranquillo e fiducioso». L'avvocato ha depositato una biografia dell’imputato a testimonianza della sua vita travagliata e, quindi, della facilità con cui sarebbe stato “plagiato” dall’imam Bosnic. L’idea iniziale di chiamare a testimoniare la madre di Zavbi è stata accantonata a favore del documento scritto. «Zavbi è stato dipinto come un terrorista. In Siria è andato due mesi come infermiere», aveva spiegato a suo tempo l’avvocato Sanzin, sottolineando come il suo assistito si sarebbe dissociato dall’Isis una volta rientrato in Slovenia.Ajhan Veapi, invece, non ha parlato ai magistrati che hanno condotto l’inchiesta.
Per lo sciopero degli avvocati, l’udienza è stata poi aggiornata al 25 maggio, quando sarà valutata anche la posizione di Munifer Karamaleski, 28 anni, un tempo residente a Palughetto di Chies d'Alpago (Belluno), attualmente latitante in Siria, forse a Raqqa, dove sarebbe un miliziano nell’esercito dell’Isis. Il suo avvocato Pascale De Falco non potrà chiedere riti alternativi: il giudice sarà chiamato a decidere sul rinvio a giudizio di Karamaleski che potrebbe dunque affrontare il processo, anche se da fantasma.
Infine l’imam Bilal Bosnic: non può essere estradato dalla Bosnia e quindi processato, ma si trova comunque già in carcere a Sarajevo. Secondo l’accusa, tra giugno e settembre 2013 Zavbi, Veapi e Bosnic avrebbero lavorato nelle nostre terre per trovare combattenti da arruolare nelle fila dell’esercito dello Stato Islamico. Tra gli adepti, il bosniaco Ismar Mesinovic, morto in battaglia, e lo stesso Munifer Karamaleski.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia