Processo ai Casalesi a Eraclea. Poles: «Il sindaco Teso è nostro e non ce lo tolgono»

L’intercettazione dell’imprenditore Graziano Poles al centro dell’udienza. I rapporti per la realizzazione dell’hotel Victory
Carlo Mion
L'ex sindaco Graziano Teso
L'ex sindaco Graziano Teso

ERACLEA. Al processo ai Casalesi di Eraclea ieri ha parlato ancora Giuseppe Palma, ex agente della Questura di Venezia ora in pensione, all’epoca delle indagini capo della Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile. Una lunga deposizione incentrata soprattutto sui rapporti tra l’imprenditore Graziano Poles, l’ex sindaco di Eraclea Graziano Teso e il boss Luciano Donadio.

A fare le domande il pm Baccaglini ma anche i difensori degli imputati. La ricostruzione di Palma si è basata molto su ore e ore di intercettazioni ambientali e telefoniche degli imputati. Dal racconto del poliziotto emerge come Donadio, quando non viene pagato, minaccia i debitori come quando promette ad Antonio Latino, imprenditore e pure suo sodale, che lo avrebbe «squartato come un maiale» se non gli dava i soldi.

Ma è la pm Baccaglini che insiste sui rapporti tra il boss, l’imprenditore Graziano Poles e l’ex sindaco Teso. Ha ricordato Palma: «Con Teso, i rapporti si incentravano su problematiche sorte per l’hotel Victory (hotel che doveva essere venduto a Donadio, ndr), ma abbiamo anche conversazioni relative ai rapporti antecedenti». In una conversazione tra Poles e Christian Sgnaolin, uomo fidato di Donadio, Poles ammette che era andato alla festa per l’elezione di Teso, ma solo una volta, ed era dispiaciuto per gli attacchi al sindaco, ma confermava di essersi impegnato per garantire i voti a Teso.

Sulla vicenda dell’Hotel Victory, il poliziotto ha spiegato come era «chiaro l’interesse di Donadio e Poles su questo albergo. Sono emerse trattative con vari acquirenti senza che mai nulla si realizzasse. L’hotel quasi finito, mancava solo la hall perché volevano farla a piacimento degli acquirenti. Ci sono state trattative con varie persone per la vendita a 6,5 milioni, cifre di cui si parla nelle conversazioni». A un certo punto viene richiesto il coinvolgimento del sindaco Teso.

E Poles viene intercettato mentre dice: «Il sindaco si era detto disponibile anche a cambiare destinazione d'uso per fare appartamenti pur di venderlo». L’investigatore ha definito i rapporti tra Teso e Poles «amichevoli, lo andava a trovare a casa».

Sempre Poles, intercettato a fine novembre 2006, sottolinea riferendosi a Teso: «Oggi tutto a posto avevano buttato giù il sindaco e l’abbiamo rimesso su, il sindaco è nostro e non ce lo toglie nessuno».

Donadio, dopo il primo arresto, mentre si trova ai domiciliari sa di essere intercettato. Quindi sia lui che Poles si sforzano a non fare affermazioni compromettenti sul rapporto con il sindaco Teso.

Palma ha spiegato che alcune ammissioni sono eloquenti per spiegare la natura del rapporto. Come quando Donadio afferma che le cene con il candidato sindaco alle quali aveva partecipato erano state in realtà una, cui erano presenti altri elettori di Eraclea e Poles, intercettato, ammette di essere stato proprio lui il tramite tra Teso e Donadio.

Dice Poles: «...sì ma lui mi ha detto che gli dispiace per quello che è successo, perché ha detto guarda per causa mia, perché lui mi ha detto devi trovare un po’ di voti, digli a quelli che ci diano un po’ di voti, e dice guarda per una cosa del genere cosa ho causato...». —

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