«Problema migranti solo a Nordest: gli hub nati dopo il no della politica»

Zappalorto assolve le Prefetture finite nel mirino della magistratura: «Noi stiamo pagando per colpe di altri»

VENEZIA. Domenico Cuttaia, Vito Cusumano e Carlo Boffi. Due Prefetti e un Vice Prefetto di Venezia, indagati per la gestione del centro di accoglienza di Conetta. A questi vanno aggiunti l’ex vice Prefetto di Padova Alessandro Sallusto, nei guai per il centro di Bagnoli, l’ex Prefetto di Treviso Anna Maria Marrosu che, come per l’attuale Prefetto di Venezia Vittorio Zappalorto è indagata per la gestione del centro di Gradisca d’Isonzo.

Per quanto riguarda la vicenda di Conetta, i tre Prefetti, nel frattempo Cusumano è diventato Prefetto a Bolzano, sono accusati di aver avvertito i responsabili della Cooperativa che gestiva l’hub, dei controlli che dovevano essere in realtà improvvisi. Non lo hanno fatto, se questo è avvenuto, per dei tornaconti personali.

Foto Agenzia Candussi/ Scattolin/ Porto Marghera/ Vinyls/ Conferenza Stampa: “Piano per fronteggiare la situazione di possibile emergenza ambientale di protezione civile nella laguna di Venezia”. Nella foto: Carlo Boffi, Prefetto di Venezia
Foto Agenzia Candussi/ Scattolin/ Porto Marghera/ Vinyls/ Conferenza Stampa: “Piano per fronteggiare la situazione di possibile emergenza ambientale di protezione civile nella laguna di Venezia”. Nella foto: Carlo Boffi, Prefetto di Venezia

Molto probabilmente per non far scoppiare una situazione che, tra il 2015 e il 2017 era diventata esplosiva in regioni dove nessuno voleva l’accoglienza diffusa. I Prefetti alla fine sono rimasti con il cerino in mano: da una parte i profughi arrivavano puntuali ogni giorno, dall’altra Regione e Comune non hanno fatto nulla per sviluppare l’accoglienza diffusa. Anzi.



Il Prefetto Vittorio Zappalorto non le manda a dire, «C’era una inadeguatezza originaria, costitutiva, delle Prefetture, ad affrontare certe situazioni. È successo tutto a Nordest, in Veneto, in Friuli dove Regioni e enti locali hanno fatto opposizione all’accoglienza e quindi qui sono nati i grandi centri» continua Zappalorto. «I grandi centri, non potevano essere gestiti con le risorse delle Prefetture. Ci dovevano essere le Regioni e i Comuni a intervenire.

Interpress/GF.Tagliapietra Venezia. 24.07.2018.- VITTORIO ZAPPALORTO prefetto di Venezia
Interpress/GF.Tagliapietra Venezia. 24.07.2018.- VITTORIO ZAPPALORTO prefetto di Venezia

Siccome Comuni e Regioni, sono stati tenuti fuori, non si sa perché, dalla politica, i Prefetti hanno dovuto supplire a questa carenza, con le conseguenze che ora stiamo vedendo» spiega Zappalorto. «È il conto che ci sta presentando la storia degli ultimi 3/4 anni. È la storia di un sistema di accoglienza, completamente sproporzionato sulle Prefetture. Un sistema che ha tirato fuori Regioni e Comuni e si è scaricato tutto sulle Prefetture, che già prima del problema immigrati erano in difficoltà. Politicamente si è voluto scaricare sulle Prefetture anche il problema degli immigrati. Io credo che i delinquenti siano fuori dalle Prefetture. Ho il massimo rispetto per le inchieste della Magistratura e sono convinto che alla fine la verità uscirà e sarà un esito favorevole a noi» conclude il Prefetto Zappalorto.

Interpress/GF.Tagliapietra Venezia. 24.07.2018.- VITTORIO ZAPPALORTO prefetto di Venezia
Interpress/GF.Tagliapietra Venezia. 24.07.2018.- VITTORIO ZAPPALORTO prefetto di Venezia

«Siamo stati lasciati soli, ma soprattutto non abbiamo avuto il sostegno degli uffici centrali che rispondevano quando faceva comodo loro e non quando avevamo bisogno noi. Non abbiamo ottenuto risposte a mille quesiti ad iniziare da un sistema di conteggio omogeneo di chi c’era nei centri. Non voglio dire che siamo un capro espiatorio. Noi abbiamo fatto il meglio che potevamo fare con i mezzi che avevamo a disposizione in ,mezzo a mille difficoltà. Voi siete i testimoni di quello che succedeva.

Avete visto le barricate quando si cercava di aprire un Cas, avete visto i tentativi di sabotaggio delle strutture per motivi ambientali, motivi sanitari motivi urbanistici o per gli scarichi. Avete visto le proteste dei vicini. Il contesto diciamo che era un contesto ostile ai Cas, ostile all’accoglienza. Da un contesto del genere cosa è venuto fuori? È venuto fuori che i Prefetti non hanno trovato di meglio che di mettere in piedi delle grandi strutture dove trovavano delle aree. Ma è proprio questo il punto. Queste grandi strutture non erano compatibili con i bandi e i capitolati di gara voluti dal Ministero dell’Interno, cioè da Roma, che non conosceva i problemi del territorio. Hanno voluto impiantare un sistema sulle Prefetture che non sono adeguate per sostenerlo. Così ora noi paghiamo il conto». —


 

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia