Primo prelievo di Dna per il ladro arrestato
I carabinieri della stazione Venezia Lido hanno raggiunto un primato a livello provinciale. Nel caso dell’arresto in flagranza, venerdì, per rapina impropria, di un 36enne sorpreso a rubare all’Oviesse del Lido di Venezia, hanno applicato per la prima volta nel Veneziano le nuove norme sulla banca dati del Dna, emanata dal ministero di Giustizia dopo l’approvazione nel consiglio dei ministri. Da venerdì infatti la banca dati del Dna è una realtà. Nelle varie carceri italiane sono stati eseguiti i primi 138 prelievi.
A Venezia è stato eseguito il primo prelievo dopo l’ arresto in flagranza di reato del 36enne tunisino T.I., ha comunicato ieri il comando provinciale di Venezia. Il giovane tunisino nel pomeriggio di venerdì si era mescolato ai clienti del negozio di abbigliamento “Oviesse” del Lido, ma in realtà l’uomo stava rubando: con fare circospetto riusciva ad occultare, all’interno di uno zaino, alcuni capi di vestiario. Dentro lo zaino aveva inserito della carta stagnola, utile a schermare il passaggio dei vestiti rubati davanti ai sistemi anti-taccheggio, eludendoli. Ma il suo comportamento non è passato inosservato all’occhio attento di un addetto alla vigilanza che lo ha fermato. Il ventiseinne tunisino, vistosi scoperto, per fuggire ha ingaggiato una collutazione con il vigilantes del negozio, colpendolo con calci e pugni. I carabinieri di Venezia che hanno eseguito l’arresto hanno condotto l’uomo alla camera di sicurezza del reparto, in attesa di giudizio direttissimo. Per lui la pena è stata di due anni con la condizionale.
Ma è anche scattato il prelievo, il primo in provincia: i dati del Dna dell'uomo, estratti dal prelievo di saliva, entrano così nella nuova banca dati nazionale. Il regolamento della banca dati del Dna prevede il prelievo in caso di arresto in flagranza o fermo, con esclusione dei casi in cui dopo il giudizio di convalida, viene disposto l’invio in istituto penitenziario. Oppure per i casi di ordinanze che dispongono gli arresti domiciliari oppure misure alternative di detenzione o una misura detentiva anche nel caso di un collocamento in comunità. Non sono interessati tutti i tipi di reato, ma solo quelli non colposi. L’accesso ai dati è consentito solo alla polizia giudiziaria e all'autorità giudiziaria esclusivamente per fini di identificazione personale, nonché per le finalità di collaborazione internazionale di polizia. In caso l’imputato venga assolto con sentenza definitiva perché il fatto non sussiste, perché l'imputato non lo ha commesso o perché il fatto non costituisce reato, è disposta d'ufficio la cancellazione dei profili del dna e la distruzione dei relativi campioni biologici. Quarant'anni il termine massimo per cancellare il profilo del dna, 20 quello per distruggere il relativo campione biologico.
Mitia Chiarin
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