Primo braccialetto elettronico applicato a un detenuto mestrino

La decisione del giudice veneziano per un infermiere accusato di violenza sessuale su una prostituta Ma domani potrebbe già essere tolto: accettato il ricorso dei difensori dell’uomo ai domiciliari
Di Giorgio Cecchetti
Un braccialetto elettronico in una foto di archivio. Un braccialetto elettronico per sorvegliare a distanza il partner o il marito violento. E' l'idea del ministro della Giustizia francese Michele Alliot-Marie, che la prossima settimana dovrebbe presentare in Parlamento questo nuovo dispositivo - gia' adottato in Spagna - per contrastare le violenze domestiche. ansa / dba
Un braccialetto elettronico in una foto di archivio. Un braccialetto elettronico per sorvegliare a distanza il partner o il marito violento. E' l'idea del ministro della Giustizia francese Michele Alliot-Marie, che la prossima settimana dovrebbe presentare in Parlamento questo nuovo dispositivo - gia' adottato in Spagna - per contrastare le violenze domestiche. ansa / dba

Primo braccialetto elettronico applicato a Venezia. È stato il giudice Barbara Lancieri a prendere la decisione: ha concesso all’infermiere mestrino Christian Vianello, il 43enne accusato di violenza sessuale su una giovanissima prostituta rumena che lavorava sul Terraglio, gli arresti domiciliari dopo due settimane trascorse in una cella di Santa Maria Maggiore. Visto che il reato contestato è grave, violenza sessuale, il magistrato veneziano ha disposto che Vianello potesse tornare a casa sua, ma con il braccialetto elettronico. È un sistema che permette alla forze dell’ordine, in questo caso la Polizia, di controllare in qualsiasi momento dove si trova chi indossa l’apparato e, dunque, anche di capire se sia uscito da casa, dove invece è obbligato a rimanere, se non vuole tornare in carcere con l’accusa di evasione.

Il braccialetto elettronico dovrebbe diventare uno degli strumenti per decongestionare le carceri italiani, sovraffollate di detenuti, spesso in cella per reati di poco conto, e nello stesso tempo, evitare un surplus di lavoro per le forze dell’ordine. Polizia e carabinieri, infatti, hanno l’obbligo di controllare coloro che sono agli arresti domiciliari, devono appurare - soprattutto nelle ore serali e notturne, ma non solo - che non escano di casa. Il braccialetto elettronico, comunicando in ogni momento la posizione di chi lo indossa permette di risparmiare sul personale, che in questo modo può lavorare per la prevenzione del crimine sulla strada. Vianello, comunque, già da domani potrebbe restare senza braccialetto perché, nel frattempo, i giudici del Tribunale del riesame hanno accolto il ricorso presentato dal suo difensore, l’avvocato Francesco Borsetto, e anche loro, così come aveva deciso il giudice delle indagini preliminari, hanno concesso gli arresti domiciliari a Vianello, senza però il braccialetto. A questo punto, il tecnico che gli ha piazzato lo strumento di controllo venerdì scorso, tornerà a Mestre - viene da piuttosto lontano - per sfilarlo e riconsegnarlo alla Questura, che per ora ne ha soltanto cinque a disposizione.

L’introduzione del braccialetto elettronico ha innescato una forte polemico soprattutto per il suo costo: dal 2001 ad oggi lo Stato ha speso ben 120 milioni, un’operazione già censurata dalla Corte dei conti, ma ripresa per l’ennesima volta dal ministro Anna Maria Cancellieri (governo Letta). Nonostante gli appunti contabili il ministro ha firmato il contratto con la Telecom, di cui da qualche mese il figlio è un manager, ed ha inserito il suo utilizzo nel decreto «svuota carceri».

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