Primarie, il confronto: «Nella nuova giunta nessun ex assessore»

La promessa dei tre candidati delle primarie durante il confronto in un auditorium del Centro Candiani stracolmo
Confronto tra Casson Molina e Pellicani candidati alle primarie presso la sala congressi del Centro culturale Candiani di Mestre. Moderatore Beppe Gioia.
Confronto tra Casson Molina e Pellicani candidati alle primarie presso la sala congressi del Centro culturale Candiani di Mestre. Moderatore Beppe Gioia.

MESTRE. Le scintille, che incitano il pubblico a dividersi tra brusii e contestazioni da supporters, arrivano solo verso la fine del dibattito. Jacopo Molina si lancia in un faccia a faccia al vetriolo con Nicola Pellicani. «La mia squadra la comunicherò prima del voto delle amministrative», annuncia l’avvocato veneziano. «Io un assessore lo ho già designato», ribatte il giornalista, ricordando la proposta fatta ad Alfio Pini. «Tu l’assessore te lo sei fatto indicare da Cacciari, io non farò il sindaco per interposta persona», sibila Molina che poi si alza e invita gli altri due candidati a firmare con lui un documento in cui si impegnano a non candidare in giunta ex assessori e a cambiare il direttore generale. Proposta già esplicitata prima dallo stesso Pellicani che all’avversario replica: «Ma che fai? Sembri Berlusconi con il suo contratto». Felice Casson resta in disparte a godersi lo spettacolo: «Complimenti a Molina per il colpo di teatro», commenta, «Sono assolutamente d’accordo che nessuno della vecchia giunta sarà assessore o altro», dice l’ex magistrato.

Pienone. Eccolo il momento più teso del confronto pubblico, moderato da Beppe Gioia, vicedirettore del Tg regionale di Rai Tre e organizzato dal Pd all’auditorium del centro Candiani. Sala da 250 posti gremita, tanta gente in piedi e tanti rimasti fuori, per l’impossibilità di trovare posto, come è successo alla deputata Pd Simonetta Rubinato. Premiato dal pubblico, insomma, il confronto tra i tre candidati alle primarie del centrosinistra, che da oggi iniziano l’ultima settimana prima del voto del 15 marzo. Solo uno su tre ce la farà diventando il candidato sindaco del centrosinistra veneziano.

Staffilate. Molina e Pellicani, spingono sull’acceleratore degli annunci alla “quando sarà sindaco” mentre Felice Casson ci sorride sopra, sornione. La schermaglia tra i “tre moschettieri”, come li chiama Gioia, si gioca all’inizio con staffilate sottili. Casson richiama Pellicani ricordandogli l’importanza del lavoro fatto in commissione al Senato sul testo della nuova Legge speciale. Pellicani ricorda che «lui sarà il sindaco del confronto, del dialogo e non delle vendette» e poi chiede: «Cosa ha fatto la politica veneziana per la città in questi ultimi dieci anni?».

Discontinuità. I tre puntano sulla discontinuità con il passato. Ed è su questo punto che si gioca lo scontro più acceso verso la fine del dibattito. Per la cronaca il patto proposto da Molina alla fine lo firma solo lui. I temi toccati nel confronto a tre sono stati la grave situazione del bilancio comunale, la questione grandi navi e lo scavo del Contorta (che tutti e tre i candidati contestano apertamente pur dichiarando la necessità di mantenere le crociere a Venezia), la città vista da Mestre e da Venezia, la legge speciale, la macchina comunale a cui rimettere mano e la difficile situazione del Casinò.

Divergenze. Emergono le differenti visioni tra candidati. Come sulla città metropolitana, progetto su cui spingere subito per Pellicani mentre Casson preferisce attendere il pronunciamento in Corte Costituzionale sulla legge Delrio. Sulla sicurezza, Pellicani e Molina puntano a riportare i vigili nelle strade mentre Casson ribadisce che ci vuole un sindaco autorevole capace di confrontarsi con prefetto e forze dell’ordine.

Poteri forti. Ecco le risposte su questo tema. «Il Consorzio Venezia Nuova non potrà più fare il bello e il cattivo tempo, i poteri forti come porto e aeroporto si rapportino a rappresentanza», spiega Casson, che poi a fine incontro precisa di essere contrario anche al Porto off shore che rischia di avere costi altissimi: «Ci vorranno 150 anni per pagare».

«È stata la debolezza della politica centrale, succube dei poteri forti, a causare i problemi che caratterizzano la nostra città», spiega Nicola Pellicani. «Non sono andato a legittimarmi davanti a Marchi (Save) e al Porto. Non farò mai come Cacciari che l’accordo, scritto sulla carta da formaggio, del Quadrante è andato a firmarlo in casa Save. Vengano loro in Comune», dice Molina. L’ex magistrato vuole un assessore al bilancio di grande competenza, per «fotografare la realtà e dare idee per come uscirne». Pellicani rilancia il prosindaco per Lido e isole: «A Mestre ci penso io da sindaco mestrino», dice. «Avrò un assessore al bilancio che andrà a fare le pulci direttamente dentro le Partecipate», promette Molina.

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