Presunti abusi nel deposito Gpl Il sindaco scrive al ministero
Appello al Ministero dello sviluppo economico (Mise) perché sia convocata una nuova Conferenza dei servizi sull’impianto gpl a Punta Colombi. Il sindaco Alessandro Ferro ha scritto nuovamente al vicepremier Luigi Di Maio per chiedere che sia riaperto l’iter del progetto alla luce di alcune difformità riscontrate in un sopralluogo della scorsa primavera tra le opere realizzate e quelle inserite nel progetto originario. Il settore Urbanistica ha aperto un procedimento per abuso edilizio a maggio scorso e ora il sindaco chiede che il Mise, che ha autorizzato l’opera con il decreto del maggio 2015 assieme al Ministero delle infrastrutture (Mit), prenda atto dei rilievi e riconvochi tutti gli enti coinvolti.
Tra le difformità più rilevanti riscontrate nel sopralluogo vi è la dimensione della struttura a tronco di piramide che sovrasta i serbatoi di gpl, che ha una base di 34,45 x 76 metri anziché di 29,75 x 59,43 metri; la collocazione delle basi di carico delle autobotti e il loro ingombro massimo, di 30 x 31 metri invece di 24 x 24 metri. Anomalie anche sulla palazzina che ospita gli uffici e i servizi che differisce per la posizione del sedime e le dimensioni in pianta, 15 x 10 metri invece di 12 x 5.
«Gli uffici dei controlli edilizi si sono subito attivati per capire se queste variazioni siano compatibili con il progetto originario», spiega il vicesindaco Marco Veronese, «quelle riscontrate non sono difformità di poco conto, alcune riguardano le dimensioni del sarcofago e quindi sono legate alla quantità di gpl stoccato. I motivi per cui convocare una nuova conferenza dei servizi sono comunque anche altri. La Capitaneria di porto ha ribadito in più occasioni che l’impianto non è conforme al Prg del porto in vigore e che andava fatta una variante per poterlo realizzare. Chiediamo al Mise di far sedere tutti gli enti coinvolti attorno a un tavolo per esaminare la legittimità e l’opportunità dell’opera realmente in costruzione».
La società Costa Bioenergie (gruppo Socogas) però smentisce che il progetto sia difforme da quello autorizzato dai ministeri nel maggio del 2015 e parla di variazioni minime fisiologiche. «Il Comune continua a operare valutazioni su un elaborato diverso dal progetto definitivo approvato in sede ministeriale», si legge in una nota della ditta, «poiché nel corso del procedimento l’iniziale progetto ha subito le naturali modifiche e evoluzioni emerse dal confronto con il ministero, il Ctr (comitato tecnico regionale) Veneto e gli altri organi competenti. Come chiarito anche dal Tar con la recente sentenza di giugno, l’autorizzazione interministeriale “sostituisce anche ai fini urbanistici e edilizi nonché paesaggistico ogni altra autorizzazione, concessione, approvazione”. Inoltre la legge 239 del 2004 stabilisce che per un’opera strategica già munita di autonomo titolo abilitativo omnivalente non occorre alcun altro titolo edilizio o paesaggistico per effettuare adeguamenti di dettaglio sempre necessari in fase esecutiva o di esercizio che, come nel caso di Chioggia, non alterano le caratteristiche fondamentali e funzionali dell’insediamento approvato. Modeste difformità esecutive sono fisiologiche, sono legittimate e per lo più trovano la loro ragione nella volontà di rafforzare la sicurezza. Rinnoviamo al Comune la nostra disponibilità a organizzare un incontro per un confronto costruttivo». —
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia