Preso Salvan, primula rossa della Mala
Lui, con la spavalderia che lo contraddistingue, continuava a frequentare i bar del Piovese nonostante avesse scelto di darsi alla latitanza. Non si era reso conto che questo è un mondo diverso, che Felice Maniero non comanda più e che quando non c’è un boss crolla anche il muro di omertà. Ercole Salvan, 53 anni, ex della Mala del Brenta, è stato “venduto” dai suoi amici di sempre. Il 20 dicembre scorso era evaso dai domiciliari perché sapeva che gli stava per arrivare un carico pendente di 7 anni di galera. I poliziotti della Squadra mobile di Padova hanno raccolto le segnalazioni di quel mondo e, dopo giorni di studio, hanno organizzato l’assalto nella casa in cui si nascondeva.
Alle tre di notte quindici poliziotti delle Questure di Padova e Venezia, coordinati dal vice questore aggiunto Giorgio Di Munno, hanno circondato l’abitazione di Chirignago, in via Oriago 115. Ercole Salvan si nascondeva lì ormai da tre mesi, ospite dell’amico Ivano Galbusera, 64 anni, origini comasche. L’irruzione è stata autorizzata dal pubblico ministero Maria D’Arpa che ha seguito passo-passo le fasi del blitz. Sono state sequestrate anche due pistole, di cui una con matricola abrasa.
Con un ariete i poliziotti hanno sfondato la cancellata esterna e la porta d’ingresso. Hanno attraversato tutto il piano terra, dove un tempo c’era un salumificio, poi sono saliti al piano superiore. Ercole Salvan stava dormendo in un divano. È stato subito immobilizzato insieme al padrone di casa, anch’egli arrestato con l’accusa di favoreggiamento.
Salvan era stato arrestato lo scorso 9 ottobre davanti alla Banca di Credito Cooperativo di Sant’Elena a Villatora di Saonara. Con lui c’erano il venticinquenne Manuel Da Gonfo di San Donà di Piave e il cinquantanovenne di Legnaro Silvano Noventa, anch’egli un ex sodale di Felice Maniero. I tre sono stati trovati con armi, passamontagna, targa rubata e vestiti di ricambio davanti alla banca. Le fasi dell’arresto sono state concitate ma dopo qualche giorno il Tribunale del Riesame ha messo i tre agli arresti domiciliari. “Ercolino” poteva contare su questa misura alternativa in virtù di un certificato medico ma il 16 dicembre il Tribunale di Sorveglianza ha deciso di non concedere la proroga della sospensione della detenzione carceraria per motivi di salute. E pochi giorni dopo i carabinieri non l’hanno più trovato nella sua abitazione.
Si era quindi organizzato per la latitanza, rimanendo sempre in zona. Si faceva aiutare da parenti e amici e continuava a frequentare i bar della zona nelle ore serali. Fino a che qualcuno l’ha “venduto” alla polizia.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia