Presidio di cittadini contro il saccheggio dell’albero di mimose
Seconda serata di presidio ieri sera tra via Cappuccina e via Fusinato dei cittadini mobilitati da “AmicoAlbero” e dall’ambientalista Michele Boato per evitare il saccheggio dello splendido albero di mimosa in fiore lungo la strada. «AmicoAlbero invita tutte le donne a non accettare mimose da chi spoglia abusivamente gli alberi in fiore», è l’appello che gira da giorni. E molte donne, oggi nella giornata a loro dedicata, accolgono volentieri l’invito. Più che di mimose donate, oggi le donne reclamano parità di genere, libertà e una vita non scandita dalla violenza.
A Mestre anche martedì sera si è tenuto dalle 19.30 il presidio per evitare quello che era accaduto nel 2015 quando alla vigilia della giornata della donna, che si celebra oggi con tantissime iniziative, quell’albero che sorge sulla pubblica via e quindi appartiene alla città era stato depredato a colpi di forbici dai venditori abusivi.
I ramoscelli di mimosa erano finiti in vendita ai semafori. E quindi i cittadini, attenti al verde pubblico cittadino, si sono mobilitati di nuovo, con due serate di presidio a difesa della pianta, addobbata con cartelli di avviso. “Giù le mani dalle mimose”, il messaggio rilanciato sui social network e con video pubblicati su Youtube e inviti alle donne a rifiutare le piante comprate dagli abusivi, perché si tratta di piante depredate e non fatte crescere nelle serre legali. Michele Boato e Luca Mamprin di “AmicoAlbero” hanno invitato i cittadini che hanno «a cuore il poco verde rimasto a Mestre», a partecipare ai presidi di via Cappuccina».
Si sono invece appellati alle forze dell’ordine i fioristi della Cgia di Mestre. «In occasione di ogni ricorrenza che si sposa con l’omaggio floreale», dice per la categoria Laura Bargossi, «dilaga a macchia d’olio il numero degli abusivi che in ogni angolo della città vende illegalmente questi prodotti. Il danno economico che le nostre imprese subiscono è notevole, soprattutto in un periodo di difficoltà economica come questo». Da qui l’invito, che si ripete da dieci anni, a vigili urbani, alla finanza e alle altre forze dell’ordine di intensificare i controlli. «Ricordo», conclude la Bargossi, «che dietro questi venditori abusivi ci sono organizzazioni criminali che con queste attività realizzano profitti milionari, mettendo sul lastrico centinaia e centinaia di piccole attività commerciali e artigianali del settore che nulla possono contro questa forma di concorrenza sleale». Il costo di un mazzetto di mimosa quest’anno è di 2,50 euro in sù. I fioristi della Cgia hanno donato oltre 300 mazzetti di mimose “legali” alle degenti della Casa di riposo di Santa Maria dei Battuti. Un altro migliaio di ramoscelli è stato donato alle artigiane e alle dipendenti del Comune di Marcon.
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