Preside furbetta condannata e licenziata
MESTRE. Usava l’auto della scuola per scopi personali: nel 2016 la Cassazione ha confermato la condanna a 2 anni per peculato a carico della preside del Luzzatti-Gramsci alla Gazzera, Barbara Bertin. E con la sentenza passata in giudicato si è riattivato automaticamente il procedimento disciplinare da parte del Ministero dell’Istruzione a carico della docente, che è stata licenziata in tronco dall’11 luglio 2016. Lei però non ha digerito il benservito lavorativo e ha impugnato il licenziamento davanti al giudice del lavoro di Venezia, chiedendo il reintegro e il versamento di tutte le retribuzioni maturate nel frattempo. Una richiesta che la giudice Margherita Bortolaso ha cassato.
Barbara Bertin, docente di inglese, era finita agli onori delle cronache per l’inchiesta, scaturita da una segnalazione anonima, che l’aveva vista protagonista. L’ex preside era accusata di peculato per aver utilizzato, nel periodo tra giugno 2012 e gennaio 2013, una piccola Citroen - nelle disponibilità della scuola per il trasporto dei materiali da una sede all’altra - per scopi personali: durante la pausa pranzo, per andare a fare la spesa, per andare dagli amici o a pranzo fuori nei giorni di festa, ma anche per raggiungere Trieste in occasione della laurea del figlio, oltre che per coprire la tratta casa-scuola. Davanti al giudice, la preside si era difesa sostenendo che non aveva altro mezzo che quell’auto per tornare a casa, essendo alla guida del più popoloso istituto di Mestre e lavorando fino a tardi. Il giudice di primo grado non le aveva creduto, condannandola a 2 anni e 8 mesi con rito abbreviato. Bertin ha percorso tutti i gradi di giudizio, fino alla sentenza definitiva che ha confermato la pena, così come ridotta dalla Corte d’Appello.
E una volta licenziata, la preside è tornata in tribunale, proponendo una causa di lavoro contro il Ministero e contestando la violazione della tempistica del procedimento disciplinare, l’assenza di valutazione autonoma del caso e il difetto di proporzionalità. Il giudice della fase sommaria aveva già rigettato l’impugnazione. L’ordinanza è stata opposta dalla Bertin. Scrive la giudice Bortolaso nella sentenza che il reato è stato commesso «per un periodo di tempo lungo e non solo in modo pervicace, ma altresì con atteggiamento sfrontato». Quando era stata sentita dopo la denuncia anonima, infatti, la preside aveva dichiarato di usare l’auto solo per scopi istituzionali. Dichiarata l’infondatezza delle, la giudice ha confermato la legittimità del licenziamento dell’ex preside.
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