Prese a bastonate un tunisino condannato per una birra
CHIOGGIA. Tutto era nato per un’osservazione che un allora 24enne italiano, ma di origini tunisine, aveva fatto a un ragazzino chioggiotto di 16 anni che aveva chiesto una birra in un negozio di kebab, ma non voleva pagarla. Ne era nato un parapiglia tra il 24enne e l’adolescente che aveva chiamato in rinforzo il padre, con il giovane di origini tunisine, costituitosi parte civile con l’avvocato Massimo Aprile, che era rimasto ferito in modo grave, in particolare alla mandibola.
Ieri, a quasi tre anni dal fatto che risale al 25 maggio 2014, il procedimento penale a carico del padre - M.V., chioggiotto classe 1969, difeso dall’avvocato Carlo Fornaro - è arrivato alle battute finali. Accusato di ingiurie, lesioni personali, minacce, il tutto aggravato dall’odio razziale, l’uomo è stato condannato dal tribunale collegiale di Venezia alla pena di un anno e due mesi e al pagamento di una provvisionale di 5.000 euro. I giudici hanno chiarito che la sospensione condizionale della pena sarà subordinata al versamento del risarcimento. La pubblico ministero Francesca Crupi aveva chiesto una condanna a un anno e otto mesi, mentre la parte civile un risarcimento di 50 mila euro.
L’episodio era nato per una banalità. Il ragazzino chioggiotto era in compagnia di alcuni amici e aveva fatto tappa in un negozio di kebab per una birra. Ma al momento di pagarla, si era rifiutato. Era intervenuto il 24enne che si trovava nel negozio con due amici. I toni tra i due si erano ben presto scaldati. Erano volate parole grosse, poi la situazione sembrava essersi calmata. Sembrava, visto che il ragazzino aveva nel frattempo chiamato il padre perché gli desse manforte. M.V. era arrivato, dando il via al pestaggio del giovane di origini tunisine. Era stato proprio l’adulto, stando al capo d’imputazione, che aveva rivolto al giovane insulti aggravati dall’odio razziale. «Negro di m... Torna al tuo paese, prenditi un barchino e torna da dove sei venuto», gli aveva detto. Poi, assieme al figlio che sarebbe stato mandato avanti perché, secondo l’adulto, non gli avrebbero fatto niente, aveva bersagliato il 24enne con calci e pugni provocandogli fratture multiple alla mandibola, la contusione delle arcate dentarie, delle ossa nasali, del costato e del ginocchio, oltre che traumi alla spalla, con una prognosi superiore ai 40 giorni. Non erano mancate le minacce: «Appena ti rivedo, ti ammazzo».
La convalescenza del 24enne era durata circa tre mesi, durante i quali i problemi maggiori erano stati causati dalle lesioni alla mandibola. Era scattato d’ufficio il procedimento penale, approdato al tribunale collegiale. Ieri la chiusura del processo con la condanna del padre a 14 mesi.
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