Prenotazione obbligatoria da gennaio e biglietto. Ecco cosa dice Venezia

VENEZIA. Prenotazioni in via sperimentale da luglio e obbligatorie da metà gennaio del 2023 in corrispondenza con l’introduzione della tassa di sbarco obbligatoria per chi vorrà visitare Venezia in giornata. Ma senza numero chiuso: raggiunto il tetto dei 40 mila arrivi in giornata (esclusi quindi i turisti che soggiornano negli alberghi e nelle altre strutture ricettive) la visita sarà disincentivata alzando al valore massimo previsto, 10 euro, il ticket d’ingresso.
È questo il piano di cui sta preparando gli ultimi dettagli il Comune di Venezia per trovare una risposta alla gestione dei flussi turistici e degli arrivi dei turisti in centro storico, un tema riesploso dopo l’assalto del fine settimana di Pasqua.

La sperimentazione
Quest’estate, con la grande ripresa del turismo dopo la stagione della pandemia, servirà quindi per le prove generali. «Sarà una sperimentazione imperniata su una serie di incentivi e disincentivi», dice l’assessore al Turismo, Simone Venturini, «come ad esempio una serie di sconti o di accessi prioritari per i musei. Tra poche settimane presenteremo il portale e attraverso quello i turisti potranno prenotarsi, in questa prima fase senza ticket d’accesso. Ma a spingere verso la prenotazione sarà proprio il pacchetto di incentivi che verrà offerto».
Il passo successivo sarà a gennaio, quando la prenotazione diventerà obbligatoria collegata al ticket d’ingresso. Sarà il modo per sapere in anticipo quante persone ci saranno a Venezia.
«In questi due anni abbiamo lavorato molto su questo progetto», aggiunge Venturini, «e ci fa piacere che anche chi era contrario ora abbia cambiato idea, capendo che è l’unica strada percorribile per la gestione dei flussi».

La rivoluzione di gennaio
La rivoluzione quindi scatterà a gennaio. «Probabilmente intorno al 15-20 gennaio», anticipa l’assessore al Bilancio, Michele Zuin. La prenotazione sarà obbligatoria, il ticket d’ingresso dovrebbe variare tra i 2-3 euro e i 10 euro. «Sarà alzato a 10 euro per cercare di disincentivare le persone a raggiungere la città in giornata».
Non ci sarà quindi un vero e proprio numero chiuso, anche perché un provvedimento che vada in questa direzione si scontrerebbe, con ogni probabilità, con le norme europee sulla mobilità delle persone. E’ ancora da definire se la prenotazione sarà obbligatoria sempre o solo nei giorni storicamente a maggior rischio intasamento (i giorni di Pasqua, 25 aprile e primo maggio e buona parte dei fine settimana estivi).
Già nell’agosto del 2021 il Comune aveva individuato giornate da bollino verde (con scarso afflusso: 3 euro), giornate con bollino rosso (criticità di afflusso: 8 euro) e giornate da bollino nero (eccezionale criticità di afflusso: 10 euro). «Aspetti in via di definizione», aggiunge Zuin, che spiega come il comune abbia individuato «in 40 mila il numero massimo di presenze in giornata. Per avere il numero totale delle presenze in città bisogna aggiungere i residenti e gli ospiti degli alberghi, che saranno esonerato dal ticket d’ingresso dal momento che pagano già l’imposta di soggiorno».
L’accesso dovrebbe essere sempre garantito per i residenti nei 44 comuni della Città metropolitana, mentre i veneti avranno l’obbligo della prenotazione ma non pagheranno il ticket d’ingresso. «Chi pensa che in questi anni siamo stati fermi si sbaglia di grosso», aggiunge Zuin, «ma il tema è complicato, basti pensare che saremo la prima città al mondo a provare una cosa del genere».

I controllori e i tornelli
La prenotazione quindi avverrà attraverso un portale, i turisti riceveranno un codice e quel codice sarà il loro biglietto d’accesso a Venezia. Ma chi farà i controlli?
Il Comune sta preparando un bando per l’assunzione di alcuni controllori - «quanti non lo abbiamo ancora deciso», dice Zuin - che potranno fermare le persone chiedendo loro di far vedere il codice. La svolta, in questo senso, è arrivata grazie a una modifica della Finanziaria di dicembre che ha permesso di applicare il ticket d’ingresso non solo a chi arriva con i mezzi pubblici - collegare il contributo d’accesso ai biglietti ferroviari era complicatissimo - ma anche a chi arriva con mezzi propri.
«Motivo per cui», aggiunge Zuin, «non sarà più obbligatoria la Ztl sul ponte». I tornelli potrebbero essere usati per i primi controlli - a patto che non provochino ingorghi - alle principali porte d’accesso con piazzale Roma o la stazione di Santa Lucia. «Un pacchetto di misure che», aggiunge Zuin, «ci permetterà di gestire i flussi». — Francesco Furlan
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ZAIA
«La pazienza dei residenti ha un limite. A Venezia si discute da troppo tempo»
«Il patrimonio storico e artistico di Venezia appartiene all’umanità intera e tutti hanno il diritto di visitarla. A prescindere dal censo e dalla capacità di spesa, in terra veneta i turisti rispettosi sono sempre i benvenuti. Ma c’è un limite alla capacità di accoglienza della città e alla pazienza dei residenti. A Venezia si discute da troppo tempo, è arrivato il momento di intervenire, pena un contraccolpo negativo dall’esito imprevedibile».
Parole del presidente della Regione, Luca Zaia, convinto che la via maestra per sottrarre la città d’acqua all’impatto soffocante dei flussi incontrollati sia quella tecnologica: «Oggi possiamo prenotare un tavolo al ristorante, i biglietti per le mostre e il trasporto pubblico, lo dovremo fare anche per entrare a Venezia. Nessuna preclusione, sarà il sindaco Brugnaro e valutare tempi e modi, ha la responsabilità diretta di amministrare e noi rispetteremo le sue scelte, da parte mia suggerisco che il sistema di prenotazione entri in vigore in tempi brevi se non immediati, anche alla luce della massiccia ripresa degli arrivi turistici».
L’allusione corre al sensibile e rapido aumento dei passeggeri all’aeroporto Marco Polo: «La ripartenza è cominciata e i grandi eventi, quali la Biennale che sarà inaugurata sabato, la alimenteranno ulteriormente, servono buon senso e dialogo», fa eco l’assessore veneto al Turismo, Federico Caner, che in passato era scettico circa l’introduzione di tornelli e varchi elettronici in laguna. — Filippo Tosatto
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GLI ALBERGATORI
«Sì all’idea, ma bisogna anche differenziare i turisti dai pendolari»
«La prenotazione è sicuramente utile ma visto che ai problemi complessi occorre dare risposte complesse occorre differenziare gli accessi alla città, per tutelare il Canal Grande e differenziare gli accessi di chi in città soggiorna da quelli che arrivano come turisti pendolari».
Lo ricorda Claudio Scarpa, direttore dell’Ava, l’associazione veneziana degli alberghi. «Lo diceva nel 1996 Benevolo e quella indicazione era stata tramutata in un piano di terminal dall’ex assessore D’Agostino. Io quel piano lo ho visto, esiste. Solo che va tirato fuori dai cassetti perché lì era scritto tutto quello che andava fatto», spiega.
Niente arrivi dei turisti pendolari a piazzale Roma, dice Scarpa, che «vanno fermati in gronda lagunare e vanno utilizzati i terminal di Fusina, per dirottarli sulla Marittima, e in aeroporto per dirottarli verso le Fondamenta Nuove. Quel piano diceva che i collegamenti con le isole andavano fatti da Ca’ Noghera mentre San Giuliano serviva per i collegamenti acquei tra Mestre e Venezia».
«Insomma, lo ripeto, già 26 anni fa c’erano tutte le indicazioni per intervenire. I soli tornelli non possono bastare e i terminal sono necessari per gestire una situazione che è diventata, visti i numeri, davvero insostenibile». — Mitia Chiarin
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NEGOZIANTI DELLA PIAZZA
«Per chi prenota vanno studiati vantaggi tangibili e concreti»
«Siamo favorevoli da anni ad un sistema di prenotazione perché è evidente che con così tante persone l’accoglienza vera è impossibile da garantire e tutti restano scontenti. In una situazione così invivibile lo sono gli stessi visitatori con un evidente danno d’immagine», interviene Claudio Vernier, presidente dell’associazione Piazza San Marco.
E ribadisce: «Lo scopo non è fare cassa ma deve essere quello di salvaguardare cittadini, pendolari e turisti. Del resto in un appartamento di 100 metri quadri non puoi ospitare contemporaneamente mille persone ma le distribuisci. Diciamo no ai tornelli e sì ad un sistema di prenotazione a favore di residenti, lavoratori e turisti. E che preveda per chi si prenota dei vantaggi (sconti, bagni pubblici gratuiti, convenzioni). E penalizzi chi non lo fa con tariffe più alte ed eventualmente sovrapprezzi sull’eventuale contributo d’accesso».
E su questo punto, previsto dal 2023 e che non convince tutti, Vernier propone «di considerarlo un anticipo da scalare quando si usano i servizi pubblici, entrata nei musei civici inclusa». Senza però vietare l’accesso a nessuno per mantenere il principio di una Venezia aperta. E chi dorme a Mestre? «Si deve comunque prenotare», ricorda, «pena la trasformazione di Mestre in un dormitorio turistico». — M.Ch.
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L’ESPERTA
«Non basta a frenare il collasso della città. Servono altre misure»
«So che rischio di risultare ripetitiva ma la semplice prenotazione non basta a fermare il collasso di Venezia. Occorre lavorare seriamente sulla residenzialità e sulla cultura per promuovere una economia cittadina che non sia esclusivamente quella turistica». Lo dice Laura Fregolent, professoressa di Urbanistica dell’Università Iuav.
«Una regolamentazione va fatta», spiega la Fregolent, «ma è anche necessario capire come la si realizza, che tipo di selezione viene fatta, chi può entrare e in che modo. La regolamentazione è oramai un fenomeno mondiale perché tutti, oltre ad essere residenti, siamo anche turisti ma nelle città è necessario anche intervenire con alternative economiche. E questo non mi stuferò mai di ripeterlo».
«E occorre lavorare anche sull’offerta turistica affinché questa riesca a valorizzare tutta la grande offerta di attività e proposte culturali di una città come Venezia e dove, però, non tutte sono allo stesso modo promosse. L’occasione del Pnrr dovrebbe servire proprio a valorizzare una azione che favorisca al massimo la residenzialità a Venezia e lo dico senza aver preferenze per un colore politico preciso. Quel che davvero risulta come decisivo è il tipo di azione che si mette in atto su questi temi». - M.Ch.
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CONFESERCENTI
«Bene sperimentare ma attenti agli esercizi. Un terzo può chiudere»
«Condividiamo la proposta dell’assessore Simone Venturini sul cominciare da subito con la prenotazione come strumento incentivante del turismo di qualità, e non come un obbligo. Siamo disponibili a partecipare al tavolo di lavoro e portare il nostro contributo sulla riorganizzazione dell’offerta turistica». Emiliano Biraku, vice presidente Confesecenti Metropolitana Venezia Rovigo e Chairperson del tavolo regionale sul Turismo Digitale coglie la palla al balzo.
«Non siamo contrari al limite dei flussi turistici, però bisogna stare attenti perché imporre un tetto massimo immediato comporterebbe la chiusura di almeno 1/3 delle attività economiche e posti di lavoro. Tutto questo avrebbe senso solo se si trattasse di un processo graduale, esattamente come lo è stato quello contrario che ha portato al moltiplicarsi delle stesse attività. Ad esempio, il nuovo regolamento anti paccottiglia è un modello lodevole che va in questa direzione». Per l’esponente di Confesercenti «occorre analizzare i principali “attrattori” turistici, fra qui anche il territorio calpestatile di alcune aree a forte valenza turistica, e valutare la capacità di carico gestibile. E su questa capacità definire il livello e la tipologia turistica sopportabile». — M.Ch.
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AEPE
«Accessi limitati, ma solo nelle aree più affollate. E spostare gli approdi»
«L’accesso a Venezia non è un problema, perché quando Venezia è considerata “piena”, nella realtà lo sono alcune zone del centro e alcune direttrici per arrivarci. Mi riferisco all’area Marciana, Rialto, Mercerie e poco altro. Mentre Cannaregio (esclusa Strada Nuova), San Polo, Dorsoduro, Santa Croce e Castello, rimangono quasi deserti anche con 100 mila visitatori in città».
Un accesso limitato solo in alcune zone di Venezia è la proposta di Ernesto Pancin, storico direttore dell’Aepe di Venezia, l’associazione dei pubblici esercenti.
Una voce diversa dal coro che chiede il numero chiuso, la sua. «Altro ragionamento meritano gli approdi turistici (lancioni) che vanno arretrati ai Giardini, Sant’Elena o Zattere, qualunque sia la loro provenienza. In area Marciana potranno attraccare solo mezzi pubblici (quelli di ACTV) per fornire servizi e mobilità ai residenti. È giusto proteggere la città, ma questo va fatto prendendo atto che non è la foto di piazza San Marco affollata a determinare l’affollamento della città intera. Quindi la realtà è ben diversa da quella che viene presentata da alcuni “esperti”, ed è da decenni che queste riflessioni le ricordiamo alle amministrazioni comunali». E sui social scatena il dibattito ricordando che «il risultato economico non è stato all’altezza delle presenze». — M.Ch.
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I RESIDENTI
«Partiamo da un numero massimo di visitatori. Necessaria una strategia»
«Subito la sperimentazione controllata e trasparente, con condivisione dei dati». Lo dice Giovanni Leone, architetto veneziano e voce dell’associazione di residenti “Do.Ve”. «L’introduzione dell’obbligo a prenotare il soggiorno è misura di cui si parla da decenni, necessaria e improrogabile ma non sufficiente a governare il turismo di massa, da sola non basta».
Serve una strategia, dice, perché anni di discussioni, annunci e tornelli (inutili, dice) hanno fatto lievitare troppo l’offerta di posti letto che ora vanno assolutamente ridimensionati. «Alla fine a perdersi è stata la città», avverte Leone.
«Per invertire la tendenza non si può che partire dal numero massimo dei visitatori in relazione agli abitanti, se sono in numero superiore la città entra in sofferenza, e non ci si riferisce qui al fastidioso affollamento ma alla riduzione dei servizi per i residenti, alla carenza di case in affitto, alla difficoltà di trovare lavoro che non sia subordinato al turismo. Nel conto delle presenze massime si deve tenere conto dei visitatori che pernottano nella città insulare in alberghi, B&B, locazioni turistiche, e di quelli pendolari che non sono solo i gitanti della domenica ma anche quanti scelgono di risparmiare e restare a dormire nelle città di terraferma». — M.Ch.
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