Preghiera per i 173 morti dei bombardamenti Via Piave non dimentica

Il parroco di Santa Maria  di Lourdes prega da solo nell’ossario dedicato alle vittime delle bombe del 1944 su Mestre e Marghera  

Mitia Chiarin

Ieri nella chiesa di via Piave, dedicata a Santa Maria di Lourdes, don Marco Scaggiante, da solo è andato a pregare all’interno dell’ossario che ricorda le vittime del drammatico bombardamento del 1944 su Mestre e Marghera.

Una messa, praticamente in forma privata, senza la presenza di pubblico perché anche le celebrazioni religiose oggi sono limitate, fortemente, dall’emergenza sanitaria. Ma una foto ci rimanda il parroco di via Piave intento a pregare davanti agli ossari con i nomi di tanti concittadini che sono morti, causa la guerra.

È importante ricordare oggi che l’Italia, e la nostra città stanno vivendo una sorta di guera sanitaria contro il virus, con forti limitazioni alla mobilità personale, quelle persone, concittadini nostri, morti durante la seconda Guerra mondiale. Il bombardamento del 28 marzo 1944 rase al suolo più di un migliaio di case, provocò 173 vittime civili, 270 feriti, ma anche tantissimi sfollati che dovettero abbandonare il loro domicilio cercando ospitalità in campagna: a centinaia trovarono rifugio nelle abitazioni rurali di Carpenedo.

«Tutte le guerre sono solo morte, distruzione e dolore», hanno ricordato ieri dall’Iveser, l’istituto veneziano di studi sulla Resistenza che ha pubblicato sulle proprie pagine social le immagini che ricordano gli effetti, tragici, di quei drammatici bombardamenti. Ma anche altri erano pronti a Mestre a ricordare quelle vittime della guerra.

Fabrizio Baroni di “Mestre benefica” aveva organizzato da tempo per oggi una commemorazione di quei fatti drammatici, ovviamente cancellata causa l’emergenza sanitaria in corso. «Vorremmo poter recuperare con un nuovo appuntamento il 14 maggio prossimo», spiega Baroni, «nell’anniversario del bombardamento che distrusse completamente la chiesa di via Piave, speriamo di poterlo fare». Perché questo vorrebbe dire, è ovvio, che saremmo tutti usciti dall’emergenza che oggi ci fa vivere da settimane come in parziale coprifuoco.

Proprio per il disinnesco di una delle bombe cadute sulla città, e su Porto Marghera, nei bombardamenti del 1944, lo scorso 2 febbraio la città ha vissuto una giornata davvero particolare con tutti i collegamenti interrotti tra Mestre e Venezia e tremila persone evacuate, rimaste alcune ore ospitate presso il palasport Taliercio in attesa del disinnesco della bomba trovata a Marghera, nella prima zona industriale.

Diceva Cicerone che “La vita dei morti è riposta nel ricordo dei vivi”.E ricordare quelle pagine di dolore e morte è fondamentale, anche perché tantissimi mestrini sfollati finirono non solo nelle campagne di Carpenedo ma anche sotto i cavalcavia, accampati come moderni sbandati.

In pochi oramai sono i testimoni rimasti a ricordare quelle giornate in cui Mestre e Marghera vivevano nel dolore, e nel terrore dei bombardamenti, tra case e strade distrutte e un coprifuoco ben più pesante di quello che stiamo tutti vivendo oggi, per tutelarci dal virus Covid-19. —



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