Precipita sul monte Antelao, muore alpinista mestrino

Renzo Mingardo, 56 anni, è scivolato a 2700 metri d'altitudine: era sposato, padre di due bimbe, e titolare di una piccola azienda a Oriago di Mira
Le operazioni di recupero
Le operazioni di recupero
MIRA. «Era una persona allegra e disponibile, di compagnia. Attento ed elegante, era un riferimento importante della scuola di montagna Cesare Capuis. E sperava, dopo una esperienza negli anni Ottanta, di tornare a dirigerla. Per questo si stava preparando a nuovi esami». Massimo Doglioni, direttore della scuola di montagna del Cai di Mestre, ricorda così l'amico Renzo Mingardo, 56 anni, l'esperto di alpinismo e scialpinismo, precipitato ieri sul monte Antelao, nelComune di Calalzo di Cadore. Solo alle 20 il corpo di Mingardo, 56 anni, sposato e padre didue figlie, titolare di una piccola azienda a Oriago di Mira, è stato portato all'obitorio dove lo attendevano parenti e amici partiti di corsa da Mestre, non appena saputo della tragedia. Per il Cai di Mestre è il secondo lutto in poco meno di un mese, dopo il decesso di Fabio Favaretto. Sono arrivati anche la moglie e l'amico Massimo Doglioni. L'elicottero del Suem di Pieve di Cadore ha faticato, per le forti raffiche di vento, nel recupero.


Secondo una prima ricostruzione dell'incidente, Mingardo stava scendendo con un amico dalla variante Lindemann. A circa 2.700 metri di altitudine stava predisponendo gli ancoraggi per superare un salto di roccia con le corde doppie, quando è scivolato, cadendo nel vuoto e finendo in un buco scavato dall'acqua di una cascata. In quell'anfratto, sei tecnici del Soccorso alpino di Pieve di Cadore e San Vito di Cadore, trasportati in quota dall'elicottero del Suem, sono scesi per otto metri, sotto il getto gelato della cascata, rischiando l' ipotermia. L'eliambulanza è riuscita a salvare il compagno con 50 metri di verricello, portandolo fino al rifugio Scotter. Poi solo poco prima delle 20 le condizioni meteo hanno permesso all'elicottero di recuperare la barella con la salma, con un verricello di 5 metri, e i soccorritori.


Renzo Mingardo, fratello della coltralto Sara, una delle voci più note della lirica italiana, era un esperto della montagna e anche un sub appassionato. Istruttore della scuola di montagna, faceva anche parte della commissione tecnica di Padova che testa i materiali per le escursioni. «Non riusciamo a capire cosa possa esser accaduto - racconta l'amico Massimo Doglioni - o ha messo male un piede oppure è inciampato. Aveva i ramponi e la piccozza e ha cercato di fermare la caduta, usandola, ma è volato fuori ed è caduto battendo la testa. Ci fosse stata neve in quell'anfratto si sarebbe salvato, ha trovato le rocce».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia