Precari: «Pronti a occupare il municipio»
«Non c'è più tempo, tra poco rimarremo a casa e il Comune avrà sulla coscienza le nostre famiglie, serve subito un bando». I lavoratori precari del comune di Venezia ieri mattina, si sono riuniti in assemblea per decidere come affrontare la situazione e quali iniziative mettere in campo per farsi sentire. «Se l'amministrazione non torna sui suoi passi», annunciano, «ci accamperemo a Ca' Farsetti».
E via con il racconto di esperienze e professionalità. «Siamo impegnati da 10-15 anni in vari settori e servizi» spiegano «siamo stati formati e ne facciamo parte a pieno titolo». «Lavoro da nove anni nell'area adulti infanzia e adolescenza», spiega una dipendente «e in questi anni sono stata licenziata e ripresa almeno sette volte, non ho quindi portato sempre a casa lo stipendio». Tra loro una donna con un figlio disabile, il marito in mobilità, precaria da almeno 5 anni. «Nel mio ufficio» racconta una lavoratrice «siamo in quattro sportellisti, di cui tre precari: dal primo gennaio ci sarà solo un dipendente. Chi farà il nostro lavoro?».
Il grido d’allarme dei precari è affidato a una lettera: «Sappiamo tutti che le assunzioni sono per concorso, ed è ovvio che ognuno di noi potrà partecipare a un eventuale bando indetto nel 2017 come concorrente esterno. Questo significherebbe perdere anni di lavoro e competenze». Non solo: «Stiamo parlando di una situazione che rischia di trasformarsi in una emergenza: 120 persone che restano a casa significano altrettante famiglie in difficoltà economica, monoreddito, famiglie con bambini, anziani a carico, disabili». I primi contratti (circa 80) scadranno il 20 dicembre, gli altri il 31. «A un mese da questa scadenza, vogliamo sapere se il 20 dicembre dobbiamo fare la fila per chiedere la disoccupazione, o se vogliono darci la speranza di continuare a lavorare».
Anche i lavoratori non precari assunti in comune, hanno manifestato solidarietà ai colleghi in una lettera diffusa ieri: «Esprimiamo preoccupazione per la scadenza dei contratti a tempo determinato di alcuni colleghi che collaborano con il servizio (Immigrazione e promozione diritti di cittadinanza, ndr) da molti anni e che hanno più di 45 anni». I dipendenti, nella lettera, spiegano nel dettaglio che i cosiddetti precari in realtà gestiscono «situazioni complesse in un campo delicato come quello dell'immigrazione», sottolineano «le competenze maturate negli anni mediante un approccio interculturale», ricordano «le numerose lingue che parlano correttamente: dall'arabo all'albanese all'afghano, farsi, curdo, turcomanno».
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