Posto di lavoro addio: il sogno è la Patagonia

Padova, Silvia e Stefano si sono licenziati: «Stufi della routine preconfezionata»

PADOVA. Lei ha 26 anni, si chiama Silvia Loreggian e sogna di fare la guida turistica.

Dopo la laurea ha trovato un posto (ben retribuito) in una agenzia di viaggi, e lì è rimasta nell’ultimo anno e mezzo.

Lui invece è Stefano Ragazzo, 25 anni, lavoro fisso come perito elettronico e il desiderio, accantonato negli ultimi sei anni, di fare la guida alpina.

Due anni fa Silvia e Stefano si sono incontrati in una palestra di arrampicata (Intellighenzia Project, all’Arcella a Padova), si sono innamorati e hanno deciso di riaprire il cassetto dei sogni. Insieme. A fine agosto hanno stracciato il contratto a tempo indeterminato e il 9 ottobre partiranno per la Patagonia, la loro ruta de los sueños.

Perché la Patagonia vi attira così tanto?

Silvia: «In Patagonia svettano cime di granito pazzesche, immerse in paesaggi incontaminati. Sogno l’isolamento di questi luoghi, dove salgono numerose linee di arrampicata, tra roccia e neve che il sole d’alta quota accende di colori carichi. Poi mi piace molto il Sudamerica. Mi piace lo spirito che deriva dalla sua multiculturalità, lo percepisco più tranquillo, più aperto, più libero».

Avete già un piano del vostro percorso?

Stefano: «Partiremo da nord scendendo man mano verso sud, con il solo imperativo di arrampicare e fare alpinismo».

Ci sono già delle tappe?

«Certo: atterrati a Buenos Aires ci dirigeremo subito nella regione di Mendoza, per scalare presso Los Arenales. La seconda tappa sarà Chubut, in particolare Piedra Parada. Poi ci sposteremo a Bariloche nella zona di Frey, una distesa di lunghi speroni affilati di granito. Successivamente vorremmo cercare nuove linee dove poter tracciare nuove salite, esclusivamente in stile alpinistico, quindi senza l’uso di trapano e spit ma soltanto protezioni veloci e chiodi. All’arrivo dell’estate (australe) migreremo più a sud, esattamente ad El Chalten. Ci rimarremo fino a gennaio, aspettando speranzosi la ventana di bel tempo, per scalare nella zona del Fitz-Roy e Cerro Torre. Il cuore del viaggio è qui: finalmente le nostre mani potranno toccare le montagne che finora hanno fatto da sfondo non solo ai nostri computer di lavoro, ma a tanti nostri sogni».

Sarà un viaggio di sola andata?

Stefano: «Io tornerò a gennaio, per frequentare un corso da guida alpina. È sempre stato un mio desiderio e tornerò per realizzarlo: poi però conto di ripartire. Silvia mi aspetterà lì».

Silvia: «Io ho comprato solo il biglietto di andata. Mi dà una sensazione bellissima non avere un programma sul mio futuro: e poi io ho studiato per fare la guida turistica, per me questo viaggio non è solo una vacanza. È una nuova possibilità, anche professionale».

Se dovesse andar male?

«Non avremo rimpianti. Molte volte nella vita ci si trova davanti a un bivio: da una parte la vita preconfezionata, dall’altra la strada che porta alla realizzazione dei propri sogni. È tortuosa, in salita e incerta: è la strada che abbiamo deciso di percorrere, la
nostra ruta de los sueños».

Il viaggio sarà molto costoso, soprattutto per l’attrezzatura necessaria, così i giovani hanno aperto una raccolta fondi (www.stefano-ragazzo.com) per sostenere il progetto: in cambio, scesi dalle vette, pubblicheranno racconti, foto e un documentario.
 

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