Poste non paga i buoni fruttiferi il Tribunale dà 40 giorni di tempo

Il giudice Schiavon ha firmato un decreto ingiuntivo che obbliga l’ente a versare oltre 23 mila euro a un’anziana che aveva messo da parte i suoi risparmi nel 1985. Attende i soldi da gennaio
Di Giorgio Cecchetti
pedana disabili poste centrali non funziona
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Per avere i suoi soldi da Poste Italiane una risparmiatrice di Mestre è stata costretta a ricorrere alla magistratura e, nei giorni scorsi, il giudice del Tribunale di Venezia Enrico Schiavon ha firmato un decreto ingiuntivo che ordina alle Poste di pagare, entro 40 giorni, 23 mila 177 euro più gli interessi e mille euro di spese legali. Nel decreto il magistrato scrive che se non scatterà il pagamento «si procederà ad esecuzione forzata». La signora Daniela D., ora ha 75 anni, nel 1985 aveva acquistato tre buoni postali fruttiferi ordinari del valore nominale di un milione di lire ciascuno, scrive nel ricorso il suo legale, l’avvocato Edgardo Benassi, il quale spiega che i titoli hanno cessato di essere fruttiferi e, quindi, sono divenuti esigibili al 31mo anno successivo a quello di emissione, cioè dall’1 gennaio scorso, come del resto sta scritto nel retro degli stessi documenti. Ma, dopo aver chiesto di incassare avvertendo ben due mesi prima l’Ufficio postale di Mestre, non solo non ha ottenuto un euro, ma nessuno si è fatto vivo per spiegarle il motivo del rifiuto. In fondo, la cifra non è certamente considerevole, non si tratta di svuotare una cassaforte: perché, allora, non consegnare i 23 mila e 177 euro, che appartengono alla signora?

Nel ricorso, tra l’altro, l’avvocato Benassi, spiega che a quella cifra si arriva applicando una discutibile interpretazione della norma seguita da Poste Italiane sui tassi d’interesse, visto che costante giurisprudenza anche della Corte di cassazione l’avrebbe disatteso. Ma il legale aggiunge che per ora si è attenuto a quell’interpretazione, riservandosi in seguito, dopo aver incassato questi primi 23 mila 177 euro, di chiedere ulteriormente quanto potrebbe risultare di spettanza della risparmiatrice mestrina. «Dopo numerosi accessi presso la direzione degli uffici postali di Mestre, volti inutilmente ad ottenere la liquidazione dei Buoni in suo possesso», si legge nel ricorso, «in data 18 novembre 2015 la signora ha preannunciato alle Poste la volontà di riscuotere la somma che le spetta... ma la comunicazione è rimasta priva di risposta». Così, «riservandosi il diritto di eventualmente agire per ottenere il pagamento delle maggiori somme a lei dovute, Poste Italiane debba quanto meno corrispondere gli importi risultanti dai prospetti di contabilizzazione di interessi e montante che la stessa ha pubblicato ed utilizza, la signora ricorre all’autorità giudiziaria affinchè ingiunga a Poste Italiane di pagare 23 mila 177 euro a titolo di rimborso di tre buoni fruttiferi postali ».

Venti giorni dopo il magistrato ha accolto la richiesta sostenendo che «dai documenti prodotti il credito risulta certo, liquido ed esigibile e considerato che sussistono le condizioni previste dagli articoli del codice di procedura civile».

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