Poste, 500 in corteo per il rilancio

I lavoratori contro la privatizzazione, i tagli continui e i problemi del recapito a giorni alterni
Di Marta Artico
Foto Agenzia Candussi/Scattolin/ Mestre, via Torino/ Sciopero generale dei lavoratori delle Poste
Foto Agenzia Candussi/Scattolin/ Mestre, via Torino/ Sciopero generale dei lavoratori delle Poste

"No alla privatizzazione". Oltre cinquecento lavoratori da tutto il Veneto ieri mattina hanno sfilato dall'Interspar incrocio via Torino fino alla direzione Nord est delle Poste, bloccando la strada per protestare contro la privatizzazione della società. I lavoratori si sono dati appuntamento alle 9, il corteo è partito un'ora e mezza dopo, accompagnato da fumogeni verdi, megafoni, striscioni, anche un camion che faceva da apripista.

Due autobus carichi di manifestanti sono giunti da Trento, altri due da Padova e Rovigo, altri ancora sono arrivati in treno. La conclusione del corteo verso le 12.30, con il comizio di fronte alla sede dei rappresentanti nazionali. Nel frattempo molti uffici postali sono rimasti sguarniti. L'iniziativa promossa dalle segreterie nazionali Slp-Cisl, Slc-Cgil, Failp-Cisal, Confsal.com e Ugl-Com.

«Ci battiamo contro la privatizzazione, contro la volontà che anziché lo stato il primo azionista delle Poste diventi un privato», commenta il segretario regionale della Cisl Antonio Cirino, «il recapito è un disastro, dell'accordo nazionale l'azienda ad oggi ha rispettato solo i tagli, per non parlare del settore e-commerce e dei pacchi, dove abbiamo un aumento del cento per cento ma non si investe. Il servizio tradizionale è in difficoltà, i cittadini non ricevono la posta tutti i giorni come invece vorrebbe l'Europa».

Non solo: «Il calo del traffico nella corrispondenza tradizionale c'è, ma bisogna investire nei settori appetibili, del futuro, a Venezia Padova e Verona, anziché dismettere centri importanti come quello di Tessera».

Sottolinea Marco Penzo, rappresentante veneziano: «La quotazione di Poste in borsa distruggerebbe il servizio con una ricaduta sull'occupazione, abbiamo il problema del recapito a giorni alterni, corrispondenza non consegnata, bisogna ripristinare il servizio di consegna universale come prevede l'Ue, inoltre il personale è insufficiente, servono nuove assunzioni». E ancora: «Dhl sta investendo milioni di euro in logistica, mentre poste dismette e svende il servizio di recapito, Amazon e Zalando ci rubano il tratto e noi stiamo a guardare». «Nel mio ufficio siamo rimasti in due», spiega uno sportellista veneziano, «chi va in pensione non viene sostituito, le maternità nemmeno, subiamo pressioni commerciali al limite della legalità».

«La gente viene a reclamare tutti i giorni negli uffici», rincara Leonardo Muccioli, «il servizio non funziona, il recapito non va, le bollette arrivano tardi». «È l'inizio di una grande battaglia», aggiunge Salvatore Affinito coordinatore regionale Slc Cgil Poste veneto, «bisogna per prima cosa rimettere al centro dell'agenda dell'azienda la discussione sul futuro». «Sono un contrattista a tempo determinato da un anno e mezzo», racconta Matteo, 25 anni, «spero di essere assunto definitivamente e vorrei che il servizio non peggiorasse, per questo sono qui, perché amo il mio lavoro e il contatto con la gente che ancora c'è».

«Manifesto per i miei figli» racconta una donna di Portogruaro, sportellista, «io lavoro da 37 anni e ancora non sono andata in pensione, ma oramai no ho più le stesse forze, ho un altro ritmo di lavoro, dobbiamo dare futuro ai giovani».

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