«Possibile che nessuno lo abbia visto lì da solo?»
MESTRE
«Sono sconvolto. Adesso chi ha la responsabilità di quanto è successo, dopo che per anni abbiamo proposto di tombarlo quel canale scolmatore dove è già morta tanta gente? Con le sponde perpendicolari in cemento se caschi dentro come ne vieni fuori?».
Don Natalino Bonazza, parroco della chiesa di San Giuseppe di viale San Marco è l’amministratore parrocchiale della chiesa del rione Pertini, quartiere di 5 mila persone in prima linea contro degrado e occupazioni. A fianco del patronato c’è la comunità protetta, la casa d’accoglienza Santa Chiara della cooperativa “Il Lievito”, comunità per mamme e bambini che ospita donne in difficoltà e madri con bimbi piccoli.
«Non lo conosco quel bambino», dice don Bonazza, «ma questi piccoli scorrazzano ovunque. Li trovi davanti e li riconduci in comunità. Sono piccoli, sono bambini. Ma ho una domanda che non trova risposta: nessuno ha visto quel bambino da solo camminare fino al canale. La strada è lunga, possibile che nessuno lo abbia visto e fermato?».
La domanda pesa da ieri pomeriggio nel cuore di tanti: le ricerche sono iniziate nel pomeriggio e c’era la speranza di un lieto fine. Poi il ritrovamento di una scarpina ha portato all’evidenza di una tragedia che non si vorrebbe mai raccontare. Il bambino di 4 anni è morto annegato.
Sulla riva la madre in lacrime. E la pena diventa pietra nel cuore della comunità del Pertini, in silenzioso silenzio sulle rive tra le case e il bosco dell’Osellino.
«Ho il cuore pesante, dentro mi sento morire», dice Giorgio Rocelli, portavoce del comitato del Pertini. «La comunità è parte del quartiere. All’ultima iniziativa, quella dei libri donati, abbiamo portato alle mamme i libri, anche in lingua straniera, per i piccoli. Altri hanno portato vestitini per i piccoli». Anche Rocelli ha domande, senza risposta, che pesano nell’animo: «Lo hanno trovato verso il reparto orti dove c’è la staccionata. Proprio voi della “Nuova Venezia” ci avete aiutato a segnalare un tratto di dieci metri rotto. Lo hanno sistemato e poi ne è stato divelto un tratto di 50 metri. Quel parapetto in legno divelto è pericoloso, lo abbiamo detto. E gente in questo canale ne è morta già troppa».
Quattro anni fa nel canale ha perso la vita un ragazzo che viaggiava su una moto Enduro. Anni prima, era scivolato dentro un signore che stava portando a passeggio il cagnolino.
«Chi ha la responsabilità su quel canale? Io non lo so, voi lo sapete? Perché non lo tombano e ci mettono sopra una pista?», ripete don Natalino Bonazza. Dalla comunità protetta nessun commento. Comprensibile, questo è il momento del dolore che non ha risposte. Arriva l’assessore comunale Giorgio D’Este: «Una vicenda terribile, sono sgomento», dice.
La gente del quartiere racconta che non è la prima volta che il piccolo scappava. Una volta lo hanno trovato vicino al Famila. Era sempre tornato. Fino a ieri. —
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