Portogruaro, cittadinanza onoraria a 307 figli di immigrati
PORTOGRUARO. Sul pennone di Piazza della Repubblica, sventola già il tricolore che domenica abbraccerà tutti i presenti alla celebrazione per il 67mo anniversario della sua costituzione. All'alza bandiera delle 10, ci sarà il picchetto d'onore del Quinto Superga; i nuovi insigniti dei diplomi di onorificenza conferiti dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano; il concerto alle 11 della banda della Fondazione Santa Cecilia, ma alle 18 in Piazza ci saranno anche loro, i 307 minori figli di extra comunitari di 29 nazioni residenti a Portogruaro, che sono nati in Italia e che qui hanno ottemperato all'obbligo scolastico e parlano la nostra lingua con la caratteristica inflessione locale.
L'Associazione “L'Italia sono anch'io” si è impegnata a far sì che il simbolico conferimento da parte del sindaco Antonio Bertoncello del certificato di cittadinanza, così come è stato deliberato dal consiglio comunale, diventi una festa di particolare importanza pregna di un significato ancor più profondo. Per questo il sindaco ha invitato a questa cerimonia, al teatro Russolo in caso di maltempo, sia il ministro all'Integrazione Cecile Kienge che la presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini.
Ai 307 giovani verrà regalata una maglietta ed un cappellino “Nato in Italia” mentre “Love Italy” sarà sulle magliette dei loro fratelli. Le scritte saranno rosse e verdi su campo bianco. «Ci auguriamo che questa iniziativa, la prima in Veneto, dicono all’'associazione Migranti, «contribuisca a sollecitare il governo a cambiare le restrittive ed anacronistiche norme di legge sulla cittadinanza. Intanto ci stiamo attivando affinchè una simile delibera consiliare venga assunta da altri comuni del comprensorio anticipando che un'analoga cerimonia si terrà in autunno a Concordia Sagittaria».
«L'attestato che verrà consegnato è un gesto simbolico, privo di rilevanza legale, però è un gesto che può essere definito come “identitario”», tiene a precisare il sindaco Antonio Bertoncello, «un gesto che vuol lanciare un importante messaggio alla comunità e lo vuol fare proprio in questo momento, attraversato da tante tensioni e difficoltà. Viene fatto nella consapevolezza di compiere un ulteriore passo verso una serena convivenza civile e verso un radicamento culturale». Non ci sono finalità nascoste ma una presa di coscienza nei riguardi di molti giovani che non si sentono più extracomunitari, ma che pur desiderandolo non possono ancora chiamarsi cittadini italiani perché lo “ius soli” ovvero il diritto di suolo natio, in Italia non esiste.
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