Porto, un 2017 da incubo il traffico merci è al -30%

Chioggia. Le navi mercantili attraccano in scali con pescaggi maggiori I fondali non vengono scavati da cinque anni, solo due banchine sono a -7 metri
Agostini vch01a Ruggeroa Donaggio Chioggia: porto di Val da Rio,a bordo di una delle due chiatte per la navigazione fluviale
Agostini vch01a Ruggeroa Donaggio Chioggia: porto di Val da Rio,a bordo di una delle due chiatte per la navigazione fluviale
CHIOGGIA. Porto in crisi. Nei primi nove mesi del 2017 il traffico merci è calato del 30% e il fatturato delle imprese del 45%. Le aziende portuali imputano la crisi alla mancata manutenzione dei fondali che non vengono scavati da cinque anni. Solo due banchine arrivano a -7 metri, le altre oscillano tra i -4 e i -6 con la conseguenza che le grosse navi mercantili fuggono in scali con pescaggi maggiori.


Il comitato per il rilancio del porto chiede nuovamente al Ministero delle infrastrutture (Mit) di procedere con l’intervento di escavo per arrivare ai -11 metri. «La situazione è davvero difficile in questo momento», spiega Alfredo Calascibetta, presidente del comitato rilancio del porto, «già nei primi nove mesi abbiamo registrato un calo drastico del traffico e dei fatturati delle tre imprese portuali. Sul porto di Chioggia Aspo (Azienda speciale porto) non investe da cinque anni. Il porto è nato con i traffici con i paesi del Nord Africa, in particolare con la Libia, e oggi le commesse sono diminuite notevolmente. Attendiamo da anni l’escavo dei canali per poter riprendere quota, ma malgrado gli appelli a Roma, le interrogazioni parlamentari (l’ultima del veneziano Michele Mognato ndr) e un primo via libera del Consiglio superiore dei lavori pubblici, non sono ancora arrivate risposte concrete dal ministro delle Infrastrutture Delrio. I fondali solo in due banchine arrivano a -7 metri, nelle altre siamo tra i -4 e i -6. Dal ministero attendiamo anche di capire la competenza sulle aree, visto che con la riforma Madia è nata l’Autorità unica portuale». Il comitato per il rilancio del porto ha espresso tutte queste perplessità anche al nuovo presidente dell’Autorità portuale, Pino Musolino.


«Attendiamo i fondali», incalza Calascibetta, «ma attendiamo anche il nuovo Prg del porto che metta ordine sulle competenze e che permetta di assegnare nuove aree a chi ha numeri per fare impresa. Negli ultimi anni il porto di Chioggia non è stato valorizzato come meritava, sfruttando le enormi potenzialità che ha, non solo marittime, ma di terminal, ferrovia e logistica integrata. La nuova Autorità deve coinvolgere gli agenti marittimi e gli imprenditori tenendo ben presente che la nostra categoria ha sempre mostrato di sapersi adattare». Anche la crocieristica è in attesa di qualche input in più per decollare. Nel 2017 solo una nave passeggeri, a Ferragosto, ha attraccato ai Saloni. «Chioggia può accogliere navi di medie dimensioni», specifica Calascibetta, «vanno però risolti alcuni nodi: la palazzina passeggeri costruita su area demaniale non ha ancora i crismi dell’ufficialità e le compagnie internazionali scelgono per gli scali porti che non abbiano problemi di maree, pescaggi e di entrate e uscite notturne. Gli armatori chiedono precise garanzie che Chioggia non può dare».


©RIPRODUZIONE RISERVATA




Argomenti:portomercicrisi

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia