Porto per le grandi navi Punta Sabbioni dice no
CAVALLINO. Grandi navi a Punta Sabbioni: sull'opportunità del progetto De Piccoli la parola ora passa al consiglio comunale che lo voterà martedì sera.
Anche la seconda commissione comunale di Cavallino-Treporti, dopo la sesta commissione consiliare della Provincia qualche giorno fa, ha potuto valutare l'altra sera le caratteristiche del progetto di un nuovo porto crociere off-shore posizionato a Punta Sabbioni illustrato direttamente dall'ideatore, l'ex vice ministro dei trasporti Cesare De Piccoli.
«Il nuovo porto crociere di Venezia», ha spiegato di fronte ad un esiguo numero di cittadini nonostante gli annunci del comitato cittadino No Grandi Navi, «dovrebbe tornare a guardare il mare, in linea con le scelte di altre grandi città marittime internazionali, con l'obiettivo di tenere le navi da crociera fuori dalla laguna». Secondo il progetto ci dovrà inoltre essere compatibilità con il Mose, la cui diga di dissipazione farebbe da protezione dai venti di scirocco, mentre il molo nord potrebbe proteggere dai venti di bora. Il nuovo porto off-shore consisterebbe quindi di una struttura removibile prefabbricata in acciaio, che costerà dai 220 ai 250 milioni con cronoprogramma lavori di circa 2 anni, collegata mediante un ponte al lungomare Dante Alighieri. Data la removibilità della piattaforma risulterebbe a impatto ambientale zero con l'obiettivo di zero emissioni visto che l'alimentazione energetica del terminal avverrebbe attraverso fonti rinnovabili.
«Ciò a cui ancora nessuno risponde non riguarda i benefici del progetto per il transito delle grandi navi rispetto a Venezia», commenta il sindaco Claudio Orazio, «ma sono piuttosto le reali occasioni di sviluppo che Cavallino-Treporti otterrebbe come contropartita dei disagi indubitabili causati dal porto grandi navi a Punta Sabbioni. Alcuni concittadini credono di poter poi contrattare la presenza del nuovo porto con qualche esclusiva legata all'approvigionamento delle mega navi che vada a vantaggio dell'economia locale. Non è su questo labile presupposto, e l'esperienza decennale del Mose insegna, che si può approvare un progetto così impattante mettendo in crisi la fragilità del territorio e l'appeal della località balneare motivo della nostra principale economia turistica».
Francesco Macaluso
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