Porto Marghera scommette sul rilancio

Oltre 500 milioni di investimenti delle aziende che non hanno chiuso e ora arrivano i fondi agevolati per l’Area di crisi
Visita alla Bioraffinery di Eni sita in via dei petroli a Marghera
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Negli ultimi vent’anni a Porto Marghera hanno chiuso l’attività e smobilitato quasi il 70% delle industrie manifatturiere nazionali e multinazionali presenti, lasciando gran parte delle aree occupate senza bonifiche e tagliando migliaia di posti di lavoro. Malgrado ciò e nonostante la mancanza, a tutt’oggi, di un piano strategico del Comune di Venezia per risanamento, riconversione e rilancio delle attività industriali, c’è ancora chi scommette sul futuro di Porto Marghera e ha già potenziato e riqualificato le sue attività o presentato progetti del genere per un valore complessivo e indicativo di oltre 500 milioni di euro.


Molti di meno degli inesistenti 3 miliardi di investimenti complessivi vantati per anni dal governatore Luca Zaia. Ma si tratta pur sempre di un segno di vitalità delle industrie sopravvissute a Porto Marghera, l’area industriale più vasta del nord Italia, piena di aree libere seppure da bonificare o mettere in sicurezza e dotata di notevoli infrastrutture logistiche che comprendono strade, ferrovia, porto e il vicino aeroporto di Tessera.


Il caso Pilkington.
Prima fra tutte a scommettere sulla rinascita di Porto Marghera, che proprio quest’anno festeggia il Centenario, è la multinazionale giapponese Pilkington, che 5 anni fa sull’onda della crisi internazionale dei settori dell’edilizia e dell’auto, aveva deciso di spegnere il forno per la produzione di vetri speciali. Lo stesso forno domani sarà riavviato consentendo a 134 dipendenti di rientrare al lavoro dopo un luogo periodo di cassa integrazione con contratti di solidarietà, insieme a 57 nuovi assunti (in gran parte giovani), grazie al programma di rilancio industriale che vede Regione Veneto e Abruzzo (per il secondo stabilimento italiano di Pilkington che si trova a San Salvo), il ministero dello Sviluppo economico e la controllata Invitalia spa che permette di attivare nuovi investimenti per oltre 29 milioni di euro, di cui 4,5 garantiti da agevolazioni ministeriali e cofinanziamenti regionali.


Nei giorni scorsi la Giunta regionale, su proposta dell’assessore al Lavoro Elena Donazzan, ha dato il proprio via libera allo schema di accordo, primo passo verso la stipula ufficiale di patto concertato che per lo stabilimento di Porto Marghera vale un investimento complessivo di 14,5 milioni di euro e un programma di rilancio produttivo e occupazionale. «L’accordo di programma per Pilkington fa da apripista per un ruolo attivo della pubblica amministrazione» sottolinea l’assessore Donazzan «L’accordo per la Pilkington è frutto degli interventi sperimentali realizzati negli ultimi per Electrolux e Idealstandard, esempi concreti di politiche industriali innovative che creano occupazione».


Il bando per l’area di crisi
. La Pilkington è una sorta di “prova generale” di ripresa e rilancio delle attività industriali a Porto Marghera che l’anno prossimo dovrebbero prendere vigore con dei nuovi progetti di innovazione produttiva che comprendono assunzioni. Progetti che potranno presentare le industrie che intendono approfittare dei finanziamenti agevolati e a fondo perduto offerti dal ministero dello Sviluppo economico nel quadro degli interventi per l’Area di crisi complessa che comprende gran parte del Comune di Venezia, compresa Porto Marghera. A quanto pare ci sono già diverse grandi imprese, come Fincantieri spa, interessate a presentare progetti finanziabili con l’Area di crisi. Il bando per la manifestazione di interesse sarà aperto entro i primi giorni di novembre, ma già è iniziato il lavoro di confronto tra le parti sociali, la Regione, il Comune e il Porto di Venezia che dovranno mettere a punto un Accordo di programma per poi passare alla verifica e al finanziamento dei progetti presentati con la supervisione della società del ministero dell’Economia, Invitalia spa. Saranno ammessi solo i progetti che prevedono investimenti per piani di riconversione e riqualificazione – con un valore minimo di 1,5 milioni di euro e la previsione di nuove assunzioni entro 12 mesi – che saranno finanziati con le legge 181/89 che garantisce mutui agevolati fino al 50% della spesa e contributi a fondo perduto dal 5 al 25%, a seconda delle dimensioni dell’azienda.


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