Porto Marghera, nuove aziende e fotovoltaico dove c'era il Petrolchimico
MESTRE. Importanti gruppi industriali pronti a insediarsi nei 15 ettari risanati del Vecchio Petrolchimico a Porto Marghera, una distesa pari a 30 campi di calcio coperta da pannelli fotovoltaici nelle aree più inquinate messe in sicurezza permanente, una mega discarica di 15 ettari completamente ripulita che sarà presto ceduta al Comune di Venezia, insieme allo storico Capannone del Petrolchimico ed un altro centinaio di ettari, risanati al 60 % e il resto con interventi in corso, di accordo con le istituzioni territoriali.
Syndial, la società di Eni per la bonifica e riqualificazione delle aree industriali dismesse, ha aperto una “testa di ponte” dei 1.200 ettari di terreni contaminati del sito di interesse nazionale di Porto Marghera per valorizzare e rigenerare ad uso industriale aree inquinate che sembravano condannate all’abbandono. Syndial spa – nata nel 2003 sulle ceneri di Enichem come “bad company” di Eni in cui riversare tutte le produzioni più impattanti dal punto di vista ambientale e le aree inquinate da discariche tossiche ereditate da Montedison dopo l’effimera esperienza di Enimont – si è trasformata in una ”good company” che è diventata leader in Italia e in Europa nella ricerca e nelle attività risanamento ambientale dei suoli e delle acque e nella gestione dei rifiuti industriali.
«Visto l’eccessivo consumo del suolo che caratterizza l’Italia intera è giusto risanare e valorizzare aree già utilizzate, a cominciare dal sito di Porto Marghera per il quale, dove stiamo procedendo concretamente attraverso la nostra società e a livello progettuale con un confronto condiviso e coerente con l’amministrazione comunale» spiega Valerio Maria Larocca, amministratore delegato di Syndial spa, reduce da un ennesimo incontro con i tecnici del comune di Venezia e il sindaco, Luigi Brugnaro «Abbiamo già ricevuto importanti manifestazione di interesse da parte di soggetti industriali interessati a insediarsi che stiamo condividendo e valutando con il comune di Venezia».
E’ questo lo stato dei fatti quattro anni dopo la firma dell’accordo con la Regione Veneto e il Comune di Venezia con il sostegno del ministero dell’Ambiente, con cui Eni si proponeva attraverso la controllata Syndial di cedere ad una società pubblica 107 ettari di aree dismesse di sua proprietà con una dotazione di 38 milioni di euro per mettere in sicurezza o bonificarle. Parte di quei 107 ettari sono aree “intercluse”, molto inquinate e senza accesso diretto ad una strada, ed è proprio in queste – difficili da collocare sul mercato per un loro riutilizzo produttivo – verranno presto trasformate in un Parco Energentico. Una distesa di pannelli fotovoltaici su un totale di 21 ettari che comprendono l’area ex Ausidet e altri due lotti nella parte più interna del Vecchio e del Nuovo Petrolchimico che produrranno 7 mila kilowatt di energia pulita e rinnovabile che sarà utilizzata dalle società di Eni. E’ in corso di valutazione anche una proposta progettuale con il Porto per la fornitura di questa energia dalla banchina alle navi attraccate in porto, necessaria per garantire il corretto funzionamento dei servizi di bordo, mantenendo spenti i motori della nave e limitando così l’ inquinamento che questi generano.
Per il resto delle aree da valorizzare, il 27 novembre è in programma una conferenza di servizio al ministero dell’Ambiente che dovrebbe approvare una variante alla legge 152, grazie alla quale non sarà più necessario attendere la certificazione dell’avvenuto risanamento dell’intero sito di interesse nazionale, ma si potrà procedere a lotti, favorendo così il loro riutilizzo.
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