Porto Marghera, la muraglia incompiuta sta già cedendo
MARGHERA. La “muraglia” di palancole metalliche e canalette che dovrebbero garantire l’isolamento delle aree inquinate di Porto Marghera - per la quale sono già stati spesi quasi 800 milioni di euro - non solo non è stata ancora completata, ma presenta un danno ancora maggiore in atto e a quanto pare irreversibile.
Ampi tratti dei 39 chilometri (dei quasi 41 km previsti) di muraglia realizzati negli ultimi tredici anni, stanno cedendo del tutto e da almeno dieci anni rilasciano nella laguna anomale concentrazioni di metalli ferrosi e l’aumento di cadmio e zinco. Questa drammatica situazione - denunciata anche nelle conclusioni della Commissione parlamentare d’inchiesta presentate a Mestre nei giorni scorsi - era stata già messa in evidenza nel 2010 dalle analisi delle acque realizzate nel quadro dei monitoraggi periodici dell’allora Ufficio Antinquinamento dell’ex Magistrato alle Acque, diretto da Giorgio Ferrari. Fatto sta che il dato è stato del tutto ignorato - sia dalla Regione che dal Consorzio -, malgrado fosse pubblicato nel sito internet del Magistrato alle Acque, oscurato dopo i primi arresti per la Tangentopoli del Mose.
Ciò - come rileva la relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta presieduta da Alessandro Bratti - ha permesso alle imprese del concessionario unico (il Consorzio Venezia Nuova, ora commissariato) di continuare a posare le palancole della muraglia che si stavano già rilevando inutili e controproducenti rispetto all’obbiettivo per cui erano state progettate, ovvero: proteggere le falde sotterranee e isolare le Macroisole di Porto Marghera per captare le acque di percolamento dei terreni contaminati da pericolose sostanze tossiche, persistenti e cancerogene, drenandole dentro una canaletta e inviate al mega-depuratore integrato di Fusina che dopo il trattamento le scarica a 8 km al largo di Malamocco attraverso un mega-tubo sublagunare.
I dati sulle “anomale concentrazioni di ferro” per il probabile effetto erosione delle palancole di metallo (frutto dei campionamenti effettuati dal 2002 al 2010) sono stati resi noti dal rapporto sugli scarichi idrici di Porto Marghera, pubblicato nel 2011 dall’allora Ufficio tecnico del Magistrato alle Acque che faceva capo al ministero delle Infrastrutture. «Merita di essere segnalato l’andamento del ferro in controtendenza rispetto agli altri metalli», spiega il rapporto a pagina 58, «che mostra un progressivo e sensibile incremento nel tempo». «Questo comportamento», si aggiunge, «appare inatteso, anche in considerazione del fatto che l’andamento di questo metallo negli scarichi segue la tendenza generale verso una diminuzione della concentrazione». «Una delle possibili spiegazioni di questa anomalia», si spiega, «potrebbe essere la presenza dei marginamenti delle sponde della zona industriale, recentemente realizzati tramite l’infissione di barriere in palancolato metallico. Si ritiene quindi interessante proseguire il monitoraggio di questo fenomeno negli anni futuri».
Allo stesso tempo, il rapporto metteva in evidenza la necessità di mettere in sicurezza tutto il sito di interesse nazionale (Sin) di Porto Marghera, visto che «l’intenso sfruttamento e la continua impermeabilizzazione del territorio, abbinata al verificarsi di eventi meteorologici sempre più intensi, rende la gestione delle acque meteoriche di dilavamento un problema prioritario non solo dal punto di vista dell’emergenza idraulica, ma anche dal punto di vista del possibile carico inquinante trasferito dall’entroterra alle acque lagunari».
Le palancole metalliche utilizzate per la “muraglia” sono piantate lungo l’asse del filo delle spond ei canali e della gronda lagunare e sono tra loro strutturalmente collegate e sigillate con apposite guarnizioni poliuretaniche (che è quanto si evince anche dalle foto scattate dai militanti dell M5S veneziano ) e spinte fino alla quota necessaria ad assicurare l’intercettazione delle acque della prima falda in pressione. Qualora la quota del fondale del canale industriale antistante la schiera di palancole sia maggiore di -4 metri sul livello del mare, il palancolato metallico prevede un rinforzo strutturale costituito da tirantature e ancoraggi.
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