Porto Marghera, inceneritore Eni verso lo stop: troppi no e rischio Pfas

Il Comune di Venezia pronto a bocciare formalmente il progetto per lo smaltimento dei fanghi: contrarietà tecnica, sanitaria e politica. La Regione prende tempo, ma il fronte del no si allarga

Francesco Furlan
Le manifestazioni dello scorso giugno
Le manifestazioni dello scorso giugno

Non c’è compatibilità dal punto di vista urbanistico, l’Istituto superiore di Sanità (Iss) in due distinti pareri ha già individuato criticità di carattere sanitario e ambientale, la chiesa veneziana è perplessa, la Regione Veneto prende tempo, il Comune di Mira ha già detto di no e presto, con un documento che sarà votato in Consiglio comunale, esprimerà un formale parere contrario anche Venezia. Come se non bastasse nei prossimi dodici mesi ci saranno: le elezioni regionali – autunno 2025 o primavera 2026 – e comunali per Ca’ Farsetti, primavera 2026. Insomma, ce n’è abbastanza per poter dire che, salvo sorprese dell’ultima ora, il progetto di Eni Rewind di realizzare un inceneritore per smaltire fino a 180 mila tonnellate di fanghi di depurazione civile provenienti da tutto il Veneto sta per schiantarsi contro un muro.

Il caso 

A ribadire la contrarierà dell’amministrazione veneziana, ieri, ci ha pensato l’assessore all’Urbanistica e all’Ambiente, Massimiliano De Martin, in un incontro delle commissioni consiliari convocato per discutere una mozione (primo firmatario Gianfranco Bettin dei Verdi) depositata già un anno fa e un’interrogazione (Emanuele Rosteghin, Pd) di febbraio scorso presentati dall’opposizione per dire no al progetto e per conoscere le norme urbanistiche che regolano l’area – l’isola 46 di Porto Marghera – sulla quale Eni Rewind nel novembre del 2022 ha proposto il progetto alla Regione. Compatibilità che, come hanno spiegato i tecnici dell’Urbanistica, non c’è. Per il tipo di progetto e per la sua vicinanza con la laguna in un’area classificata dal Pat (Piano di assetto del territorio) come Area umida minore.

Ma non si tratta solo di una questione tecnica, che la Regione potrebbe bypassare con una variante. Ma di scelta politica. «Il nostro no al progetto non è solo un indirizzo tecnico, ma rappresenta la volontà di una città, il sindaco aveva già preso una posizione marcata su questa vicenda», ricorda l’assessore De Martin, «Se i capigruppo dei vari partiti riescono a preparare un documento condiviso da votare in consiglio comunale, potrebbe essere un messaggio più chiaro per tutti».

Soddisfatti i rappresentanti delle opposizioni e dei comitati intervenuti nel corso dell’incontro - tra loro Mattia Donadel di Opzione Zero e Franco Rigosi di Medicina democratica - ricordando i rischi connessi all’insediamento dell’impianto a Marghera, zona già compromessa dal punto di vista sanitario: l’ultimo studio Sentieri ha evidenziato un tasso mortalità per tumore più alto rispetto al resto del Veneto. A preoccupare, nel progetto Eni Rewind, è sopratutto la presenza di possibili Pfas nei fanghi.

Gli studi eseguiti 

Stando agli studi eseguiti in laboratorio da Eni e Cnr la combustione dei fanghi permetterebbe di eliminarli ma - a parte il fatto che il laboratorio non è un impianto vero e proprio - anche l’Iss, oltre a sottolineare che gli studi di laboratorio riguardano solo una minima parte dei Pfas esistenti, evidenzia che le temperature previste non permettono di eliminarli, ma piuttosto li trasformano. Con esiti sconosciuti.

«È un progetto che suscita preoccupazioni di diverso ordine», il commento di Bettin, «ambientale e sanitario per la nocività dei pfas. E se vogliamo trasformare Porto Marghera in un luogo di transizione energetica non è questo il tipo di impianti di cui abbiamo bisogno».

E Rosteghin: «È chiaro che con questo progetto i fanghi verrebbero da ambiti territoriali che non sono il nostro. Io credo che ogni territorio deve essere auto-sufficiente». Ora sul progetto - incardinato in Regione con la procedura del Provvedimento unico autorizzativo - dovrà esprimersi il Comitato tecnico regionale della Via. E, se il Comitato darà il via libera, il voto finale spetterà alla Conferenza dei Servizi cui partecipano anche i Comuni di Venezia e Mira. Pronti a dire no.

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