«Porto, la vera priorità è l’accessibilità»

Andrea Scarpa, presidente dell’associazione degli spedizionieri: «La crocieristica non può crescere a scapito delle merci»
Piena collaborazione con la nuova Autorità di Sistema Portuale per risolvere una volta per tutte i problemi di accessibilità ai terminal commerciali anche in caso di nebbia e anche quando saranno in funzione le barriere del Mose, allargamento della zona franca portuale e difesa a spada tratta del traffico merci che ha ancora grandi potenzialità di crescita e non può essere ridimensionato per realizzare una nuova stazione marittima per le grandi navi da crociera a Porto Marghera. Sono queste le priorità da affrontare e risolvere secondo Andrea Scarpa, eletto presidente dell’Associazione delle imprese di spedizione di Venezia (Assosped) meno di un anno fa. L’associazione conta una cinquantina di aziende di spedizione iscritte sulle circa ottanta che operano nel porto di Venezia che occupano, complessivamente, un migliaio di lavoratori.


Lo spedizioniere è una delle professioni fondamentali per l’operatività del porto ma poco conosciuta. In che cosa consiste il vostro lavoro?


«Il nostro compito principale è quello di soddisfare le richieste di trasferire merci acquistate o vendute, dall’Italia all’estero e viceversa, garantendo tutte le pratiche doganali e fiscali necessarie, compresi i mezzi di trasporto navale e i raccordi ferroviari e stradali, nonché i sistemi di carico e scarico più idonei per le merci da trasferire.


Quali sono le priorità dal vostro punto di vista, che avete posto il presidente dell’Autorità Portuale, Pino Musolino?


«La priorità delle priorità per i nostri associati è quella di garantire l’accessibilità di un porto del tutto particolare come quello di Venezia che si trova dentro una laguna. Con la nuova Autorità Portuale e la Corporazione dei piloti e i rimorchiatori abbiamo avviato un confronto per risolvere, con le più moderne tecnologie, la navigabilità nei canali anche in caso di nebbia e quando sarà operativo il Mose l’agibilità del porto e l’adeguamento della conca di navigazione. Poi c’è il problema delle navi porta-container sempre più grandi costruite dagli armatori per i canali della laguna che certo non possono competere con i terminal di Trieste o Capodistria affacciati direttamente sul mare. Il progetto del porto off-shore per le grandi navi porta container è stato giustamente accantonato perché non ci sono i numeri per garantire lavoro e redditività ad una piattaforma d’altura che dovrebbe accogliere 3 milioni di teu di container. Quest’anno confermiamo, grosso modo, gli stessi container dell’anno scorso, circa 600 mila teu ma rischiamo di perdere una parte di questi se non verrà garantita la navigabilità dei canali e dei bacini di evoluzione per permettere alle navi di raggiungere.


Come valutate l’indicazione dell’ultimo Comitatone di realizzare una nuova stazione marittima con due ormeggi per le grandi navi da crociera sul canale Nord, che entrerebbero dalla bocca di Malamocco, la stessa che usano le navi mercantili e percorre lo stesso canale dei Petroli?


«Dal Comitatone, purtroppo, sono arrivate decisioni poco chiare e non certo stringenti. Noi non siamo contrari al traffico crocieristico in laguna, ma abbiamo messo in chiaro che il traffico delle navi passeggeri non può crescere a discapito di quello commerciale che invece, deve poter espandersi con l’acquisizione di nuovi traffici per tenere testa alla concorrenza degli altri scali del nord Adriatico. Ciò significa, per esempio, che dobbiamo pensare non solo ai fondali adatti alle navi da crociera, ma anche all’unica nave porta container che ogni settimana collega Venezia alla Cina».


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