«Porterò sempre nel cuore Concordia e la sua comunità»
CONCORDIA. Non nasconde una certa emozione nel lasciare Concordia Sagittaria e il Veneto Orientale, territorio che gli ha dato tanto nel corso di questi ultimi anni e che per tanti motivi si porterà per sempre nel cuore. Ma allo stesso tempo ha l’entusiasmo giusto nell’intraprendere un ruolo pastorale così prestigioso. Monsignor Livio Corazza, 65 anni il prossimo 26 novembre, parroco di Concordia, nominato in questi giorni da Papa Francesco quale prossimo vescovo di Forlì, apre le porte della canonica, dietro allo splendido Duomo cittadino, dicendosi ormai pronto al viaggio verso la Romagna in attesa della nomina del prossimo 17 marzo. Dietro di lui, in una grande stanza della canonica di via Roma, la foto del Pontefice.
Com’è stato il risveglio dopo la notizia della nomina?
«Sicuramente una grande emozione, una sorpresa, quasi un fulmine a ciel sereno. All’inizio, nelle primissime ore, ho dovuto tenere tutto per me e solo dopo ho potuto condividerlo con le persone più strette. Ora sono più sereno. Ho sentito il grande affetto dei concordiesi e delle comunità con le quali sono entrato in contatto in questi anni come per esempio Porcia, Fiume Veneto e Orcenico di sotto».
Con che spirito intraprende ka nuova missione spirituale?
«Lo spirito è quello di esser lusingato e contento perché non è da tutti i giorni ricevere un incarico così. Certamente l’impegno e la responsabilità possono spaventarmi, come accaduto in passato, ma sono sicuro che andrà tutto bene. Ho grande ottimismo».
Il Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, in visita all’ospedale di Jesolo, ha toccato il tema della sofferenza e di come ci sia la necessità che la stessa torni ad essere al centro dell’immaginario comune. Cosa ne pensa?
«La riflessione è corretta. Viviamo in una società individualistica, dove ci lamentiamo che siamo soli però facciamo poco per aiutare chi è solo veramente. Nel mio caso c’è un’attenzione particolare: sarò attento a chi ha bisogno, a chi è solo e povero, non solo da un punto di vista materiale. Noi pastori siamo invitati a far si che non solo una persona singola veda la sofferenza nella comunità, ma che il popolo intero si accorga che c’è la necessità di essere attenti gli uni verso gli altri. Bisogna provare compassione e coinvolgimento: su questo ho tanta speranza. Il mio motto è infatti “In te domine speravi” (Nel Signore poniamo la speranza”)».
Che cosa lascia a Concordia Sagittaria?
«Lascio tanti ricordi, tanto affetto, simpatia e relazioni: caratteristiche che porterò con me. Di questo ne sono certo. In questi giorni ne ho avuto la prova: persone che da anni non sentivo e vedevo si sono fatte vive come fosse la prima volta».
Quando è previsto il viaggio verso Forlì?
«Il 17 marzo vengo ordinato vescovo qui in cattedrale a Concordia mentre il 22 aprile inizierà la nuova avventura. All’inizio doveva essere il 15, ma il 16 è prevista la visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Forlì e per questo il mio ingresso è stato posticipato».
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