Pontini non sarà licenziata «Sono stati mesi da incubo»

L’ex docente attacca chi l’ha denunciata per le frasi razziste e la preside Guazzieri «Parole scritte in un periodo difficile, ma io non sono come mi hanno dipinta»
Di Vera Mantengoli

VENEZIA. Il prossimo 26 maggio Fiorenza Pontini, docente d’inglese sospesa lo scorso dicembre dall’insegnamento al liceo Marco Polo per aver scritto frasi razziste su Facebook, riprenderà a lavorare nel settore amministrativo dell’Ufficio scolastico regionale. La decisione di reinserimento è frutto dell’accordo tra l’Ufficio provvedimenti disciplinari del Ministero dell’Istruzione e gli avvocati della donna, Paolo Seno e Marco Rigo.

Rimane ancora l'inchiesta aperta dalla Procura per istigazione all’odio razziale di cui si occuperà l’avvocato Renato Alberini.

Come ha trascorso questi mesi?

«Sono stati un incubo e li ho vissuti nell’angoscia. Quando la mattina del 17 dicembre mi sono ritrovata la mail con il licenziamento mi sono sentita male. Nemmeno l’avvocato si aspettava una pena simile, era sproporzionata rispetto a quello che era successo. Per questo per me oggi è una vittoria, per me e per gli avvocati che devo ringraziare dato che sono stati bravissimi, come anche la giudice Margherita Bortolaso. Sono stata depressa, triste e arrabbiata».

Arrabbiata con chi?

«In particolare con Renata Mannise, la persona che mi ha segnalata e che ha rilasciato una lunga intervista al vostro giornale. Si dice chi di spada ferisce, di spada perisce. Vorrei proprio chiederle se lo ha fatto, come dice lei, per il bene dei ragazzi o piuttosto per avere visibilità nel movimento Sel dove non è mai riuscita a emergere. Poi ci sono rimasta male per come si è comportata la signora Annavaleria Guazzieri, che non mi sento di chiamare dirigente. Un dirigente si sarebbe informato del mio passato e avrebbe visto che ho sempre avuto un rapporto molto bello con i miei studenti dato che mi sento docente, ma anche mamma».

Cosa pensa oggi dei messaggi scritti allora («Bisogna eliminare anche i bambini dei musulmani perché sono futuri delinquenti»)?

«Che ho peccato di ingenuità. Io non vado mai a sbirciare nei profili degli altri. Quelle frasi le ho scritte d’estate, senza pensarci, in un periodo nero della mia vita. Ho sofferto molto, soprattutto perché non sono come sono stata descritta. Ho avuto 30 anni di insegnamento intoccabili, senza ricevere mai rimproveri e ho sempre messo in primo piano l'umanità, quella che mi è stata riconosciuta da chi mi è stato vicino.

La sua famiglia?

«Non solo la mia famiglia, ma anche tanti ex alunni che mi hanno scritto, o altre persone che mi hanno difesa».

Cosa direbbe ai ragazzi che sono stati scossi da quanto successo?

«Si sono sentiti scossi anche perché sono stati portati a esserlo. So che ci sono stati anche ragazzi che hanno spezzato una lancia a mio favore, dicendo che non avevano mai avuto problemi con me. Direi loro quanto successo, che ero in un periodo nero».

Come si sente adesso?

«Sono contenta perché se fossi stata licenziata sarebbe stato troppo rispetto a quello che è successo. Ritengo di aver sofferto immeritatamente, mio figlio lavora con i profughi, quindi sono sensibile al problema».

Adesso dovrà affrontare la sentenza penale.

«La polizia mi ha preso il cellulare e l’Ipad, sono venuti in casa per vedere se avevo materiale sovversivo e non hanno trovato nulla».

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