Ponte Raspi con passerella apprezzamenti e polemiche
Eliminati i gradini, la città si divide. Uno studente in sedia a rotelle: «Un passo in avanti». Il musicista Rosa Salva: ma è un intervento distruttivo e irreversibile
VENEZIA. Il ponte senza più gradini. È il ponte Raspi – a San Polo, tra Ruga Rialto e Calle dei Boteri – trasformato in una passerella, facilmente attraversabile da chi è in carrozzina o ha problemi a camminare. I lavori – realizzati nell’ambito del piano per l’abbattimento delle barriere architettoniche del Comune di Venezia – non sono ancora ultimati, ma già accendono gli animi in rete, divisa tra chi ritiene che sia stata violata l’anima urbanistica della città, chi pensa che la passerella si trasformerà in una pista per slittini in caso di ghiaccio e chi come Marco Levedianos – 22 anni, studente di giapponese a Lingue Orientali a Ca’Foscari, in sedia a rotelle sin da piccolo – pensa invece sia un importante passo in avanti per i disabili che vivono Venezia.
«L’ho attraversato con la mia carrozzina e la mia esperienza è stata senz’altro positiva: mi sembra comodo e neanche brutto e rende accessibile una grande insula della città. Mi sembra un cambio di atteggiamento da parte delle amministrazioni: sembra che le acque si stiano pian piano muovendo», racconta Marco, «alle Zattere, ad esempio, c’è stata una grossa lotta per far mantenere le rampe il più possibile ma, a quanto pare, verranno tolte due mesi all’anno: penso che la città potrebbe adeguarsi al cittadino senza molti sforzi. Da anni lottiamo per avere più “privilegi” , ma spesso ci dobbiamo arrangiare per conto nostro: la mia famiglia sta costruendo una barca con sollevatore per raggiungere più aree della città, perché il servizio taxi è carente, e ci sono voluti tre anni per avere le autorizzazioni per costruire una rampa fuori casa mia, che mi serviva urgentemente». Nei giorni scorsi, il dibattito è infiammato sui social, raggiungendo anche toni molto aspri: al netto degli strepiti da web, restano alcune critiche. «Si tratta di un intervento distruttivo e irreversibile, che ha cancellato completamente un ponte della “Venezia minore”», commenta il musicista Marco Rosa Salva, che in questi giorni ha preso più volte posizione, «le rampe delle Zattere o in Riva degli Schiavoni hanno almeno il pregio di essere reversibili. Naturalmente è più che sacrosanto risolvere il problema delle barriere architettoniche a Venezia: ma possibile che in una città come la nostra, che vanta un’università di architettura blasonata come lo Iuav, non si riesca a fare un intervento sperimentale serio? Quello che temo è che la parte “periferica” della città storica sia stravolta. Si ha un senso di impotenza per come vengo svolti alcuni lavori e penso anche ai cantieri per la fibra ottica dell’Enel che stanno “bucherellando” i masegni, lasciando cemento e legno». «Venezia deve accogliere, deve evolversi, non morire di burocrazia come non deve avere paura della sua storia», risponde Marco, «Venezia deve vivere e far vivere i suoi abitanti. Invece sono troppi i bastoni messi tra le ruote delle nostre carrozzine».
Roberta De Rossi
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