Ponte Molin, è bufera Musolino: «Ritiro il progetto»
VENEZIA. Dopo le polemiche sul Ponte Molin che collega San Basilio a Santa Marta, chiamato «una rotonda sul mare» per via delle forma fatta a esse, Pino Musolino, presidente del Porto, ha scritto una lettera per rispondere alle contestazioni collegate a chi lo accusa di non aver mai condiviso il progetto con la città.
Riga dopo riga spiega come Regione e Giunta fossero a conoscenza del nuovo look del ponte e conclude dicendo che è pronto a ritirarlo, ma non a farsi carico del futuro progetto.
«Mi trovo a dover chiarire oggi questioni che pensavo fossero state da tempo rese chiare» si legge all’inizio «Non risulta tra i compiti istituzionali del Porto occuparsi dell’accessibilità».
Il nuovo progetto ha scatenato una bufera ed è stato criticato da Giovanni Andrea Martini per non aver chiesto il parere della Municipalità, dai consiglieri comunali di oppisizione (Pd, Cinque Stelle e Gruppo Misto) per non essere stati interpellati e dalle associazioni di disabili.
A breve ci sarà una nuova commissione consigliare a cui sarà invitato Musolino che prosegue: «A partire dal 2001 l’Autorità ha avviato, nell’area del waterfront di Santa Marta e San Basilio, investendo milioni di euro, un’intensa attività volta ad aprire e recuperare (sotto il profilo architettonico, urbano e sociale) un patrimonio che, proprio in virtù del legame storico ed economico fra Venezia e il suo porto, doveva e deve essere fruibile ai cittadini, a tutti i cittadini, nessuno escluso. È in virtù di tale attività se oggi è stato demolito in parte il muro di separazione fra area demaniale e area urbana e se oggi San Basilio ci sono università, attività commerciali...».
Musolino spiega come il ponte si inserisca in questo contesto «di permeabilizzazione fra porto e città» e come sia necessario ristrutturarlo dato che «le rampe metalliche provvisorie che vi sono apposte ora occupano pesantemente la fondamenta e sono di sicuro impatto visivo, oltre a essere poco sicure e certamente non una soluzione permanente».
La lettera continua spiegando come la spesa del progetto sia stata interamente a carico del Porto «per migliorare la qualità della vita della nostra città». Musolino contesta però che sia stato fatto senza condividerlo: «Il progetto che dovrebbe essere votato dal consiglio comunale è un progetto che è passato attraverso un iter amministrativo condiviso con la città (...) dopo aver ricevuto l’autorizzazione paesaggistica nel dicembre 2017 dalla Regione, il progetto è stato vagliato positivamente dal Settore Mobilità e Trasporti e Direzione Beni Demaniali e Patrimoniali del Comune. Ha inoltre ricevuto il via libera, il 3 dicembre 2018, dalla Giunta con una delibera presentata dagli assessori competenti».
Proprio perché destinato all’uso della collettività e a chi deve percorrerlo in sedia a rotelle, Musolino spiega che è stata doveroso e necessario chiedere il parere ai settori del Comune competenti. Musolino conclude dicendo che chi doveva dare il parere che il progetto fosse a norma di legge lo ha fatto e che quindi «sta ora ai consiglieri comunali esprimersi.
Un’espressione di volontà che va oltre la mera competenza. Il consiglio si esprime infatti perché viene occupata dal progetto una porzione marginale di aree comunali su cui poggia il ponte al di fuori del demanio marittimo e che impegna invece il parlamento cittadino a scegliere fra le opinioni estetiche, e quindi soggettive, di ciascuno e l’accessibilità, oggettiva perché incontrovertibile, garantita a tutti dall’intervento in oggetto. Il Porto non potrà che prenderne atto».
Musolino annuncia che è pronto a ritirare il progetto, ma non a rifarlo: «L’eventuale ritiro comporta che le alternative debbano essere ristudiate da zero, con tempi che si allungano e costi che, a questo punto, non possono essere a carico del Porto».
L’alternativa è il vecchio ponte: «Noi procederemo con la ristrutturazione del solo ponte di legno, improrogabile a questo punto. Se questo esito fosse inevitabile, ne prenderemo atto. Spero ne prenderanno atto anche tutti coloro che immaginano che Venezia possa e debba affrontare e vincere la sfida della modernità, confrontandosi con il proprio ruolo nel mondo e nel tempo, celebrando non solo i fasti del proprio passato ma, soprattutto, cercando di raggiungere i traguardi di crescita, vivibilità e sviluppo che sono nelle piene disponibilità, volendolo, del suo futuro». —
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