Pometon, niente accordo A rischio 75 lavoratori

Maerne. A vuoto l’incontro di ieri in Provincia, sindacati ancora divisi La Fiom: «Non firmiamo licenziamenti in bianco». La Cisl: «Si poteva trattare»

MAERNE. Niente accordo ieri in Provincia tra la Pometon di Maerne e i sindacati (Fiom Cgil e Fim Cisl) e ora all’orizzonte c’è l’incubo degli esuberi che, anziché i 42 preventivati all’inizio, potrebbero arrivare a 75, sui circa 180 in organico. I vertici dell’azienda metallurgica, infatti, hanno parlato della volontà di delocalizzare delle linee e così il personale in più aumenterebbe di oltre 30 unità. Intanto lunedì alle 14 è in programma un’assemblea congiunta dei lavoratori che sarà piuttosto calda.

Dunque, nemmeno davanti all’assessore provinciale al Lavoro Paolino D’Anna le parti sono riuscite a trovare un’intesa, anche se si era provato a fare dei passi in avanti. Il banco è saltato sulla questione delle penalizzazioni per gli operai in uscita: l’azienda era disposta a mettere sul piatto una somma, 120 mila euro, a copertura di quelle che avrebbero colpito chi sarebbe andato via prima in base alla riforma Fornero. Inoltre si ragionava su un altro anno di contratto di solidarietà, il quarto, ma fra dodici mesi Pometon avrebbe iniziato a lasciare a casa proprio quegli operai che nei successivi tre anni, ovvero fino al 2017, avrebbero raggiunto il limite di età pensionabile. Questo numero era stato indicato in 22-25 persone.

Fiom Cgil non era disposta a firmare in bianco, a fronte di una cifra che avrebbe potuto non essere sufficiente per gli operai danneggiati. Fim Cisl si era detta disponibile a trattare. Ma dopo tre ore di trattativa, non si è riusciti a trovare una soluzione e ora potrebbe partire con la procedura dei 42 esuberi.

Bocche cucite all’uscita della riunione dai rappresentanti Pometon, mentre i sindacati si sfogano. «Non accettiamo accordi al buio», dicono in coro Giuseppe Minto di Fiom Cgil e il delegato Rsu Cgil Alberto De Rossi, «perché neppure a livello provinciale firmiamo licenziamenti obbligatori. Eravamo disponibili a ragionare sulle uscite per chi aveva i requisiti ma non accettiamo i ricatti. E poi i soldi sarebbero stati sufficienti a garantire tutti? Inoltre Pometon si è presentata con un documento dove parla di delocalizzare: si andava su accordi al buio».

Di diverso parere Stefano Boschini di Fim Cisl: «L’azienda ci ha spiegato la sua posizione», fa sapere, «e per noi si poteva anche iniziare a trattare. Ma Fiom Cgil non ha voluto e non possiamo firmare intese separate sui licenziamenti». Deluso D’Anna: «Un peccato», osserva, «perché è una sconfitta di tutti, nonostante abbia fatti i tentativi necessari. Mi auguro che un’azienda storica veneziana come Pometon continui a produrre e ci sia un futuro per i lavoratori».

Alessandro Ragazzo

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