Polmonite curata con sedativi. Due medici a processo per omicidio colposo

Un padre di famiglia era entrato in ospedale per farsi curare ma era morto dopo 24 giorni, di cui 20 passati in rianimazione. Ora i periti nominati dal Tribunale accusano i due dottori. Davide Parpinello morì a 43 anni lasciando la moglie e due figlie piccole. Che ora chiedono giustizia

SAN DONÀ. Hanno chiesto di essere processati con rito abbreviato, ottenendo così lo sconto di un terzo sulla pena, i due medici accusati di omicidio colposo per la morte di un paziente all’ospedale di Oderzo.

I medici risiedono uno a San Donà, l’altro ad Annone e sono difesi dagli avvocati Piero Pignata e Massimo Sonego. Il giudice dell’udienza preliminare Angelo Mascolo ieri ha rinviato l’udienza. I fatti risalgono all’ottobre 2015 quando morì in ospedale Davide Parpinello, di 43 anni. I due medici sono M.D. e D.M.P, il primo in qualità di anestesista e il secondo medico di turno dell’unità operativa di Medicina all’ospedale di Oderzo. Ai due medici viene contestata in particolare, anche dai consulenti nominati dal pubblico ministero, una cooperazione colposa.

«All’anestesista», ha spiegato l’avvocato Luca Pavanetto cui si sono rivolti i familiari del deceduto, «in particolare si contesta l’omessa osservanza delle linee guida per la sicurezza in anestesia e il mancato monitoraggio in unità di terapia intensiva. Al medico di turno dell’unita operativa di Medicina si attribuisce invece la responsabilità di non aver valutato i gravi valori che Parpienello presentava già all’ingresso all’ospedale di Oderzo con la presenza di una polmonite bilaterale, senza monitorare la saturimetria e valutare l’emogasanalisi, nonché l’aver prescritto la somministrazione di farmaci sedativi con effetti depressori del respiro».

La morte di Parpinello è avvenutata dopo 24 giorni di ricovero, di cui 20 in Rianimazione. Davide lasciò, oltre la moglie, anche due figlie piccole. «Da parte nostra», aveva spiegato l’avvocato Pavanetto, «attendiamo gli sviluppi penali per poi proseguire con l’azione civile al fine di ottenere un risarcimento ingente».

Riproduzione riservata


 

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia